KILLER ELITE, recensione

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Ebbene oggi, per il nostro consueto e importante appuntamento coi Racconti di Cinema, vi parleremo brevemente, ma speriamo esaustivamente, di Killer Elite, pellicola action, a nostro avviso, estremamente ben riuscita ed efficace, appassionante e, come si suol dire, robusta e avvincente. Ahinoi, purtroppo, passata alquanto inosservata ai tempi della sua uscita nelle sale, avvenuta esattamente nel 2011 e, in Italia, distribuita da Medusa.

Killer Elite, film della consistente durata di due ore circa, più precisamente 116’ inclusi i titoli di coda, ovviamente, incassò discretamente e ricevette generalmente anche discrete, sebbene non ottime, valutazioni critiche. Ma rimane, a tutt’oggi, un oggetto cinematografico assai strano e non ben identificato. Adrenalinico impasto di azione virulenta e macha, esempio perfetto di Cinema muscolare ricolmo di scene ad alto tasso spettacolare magistralmente congegnate, montate e soprattutto dirette dall’esordiente e misconosciuto Gary McKendry. E, arrivati a questo punto, su tale nome registico, ci soffermiamo nell’esporvi sorprendentemente e senza dubbio stupiti lo strambo fatto secondo cui, ribadiamo, malgrado Killer Elite non sia stato giudicato affatto in modo disprezzabile e, aggiungiamo, nonostante la presenza nel cast di tre nomi attoriali famosi a livello mondiale, ovvero Jason Statham, Clive Owen e specialmente un Robert De Niro in forma smagliante, rappresenta inspiegabilmente la prima e unica regia di McKendry. Da allora scomparso nel nulla…

Ciò ci lascia allibiti e pensierosi. Diciamo perplessi. Il film in questione è sceneggiato da Matt Sheering a partire da un interessante e dunque sviluppato, tradotto per il grande schermo, soggetto del britannico poeta e scrittore Ranulph Fiennes (ovviamente da non confondere col celeberrimo attore Ralph Fiennes), autore a sua volta della novella intitolata Feather Men/Gli uomini Piuma, romanzo che, una volta uscito il film suddetto, giustappunto è stato identicamente ridistribuito nelle librerie con l’omonimo titolo Killer Elite. Perlomeno, per quanto concerne il paperback in inglese, acquistabile su Amazon, in quanto il romanzo, per il nostro Paese, è attualmente ancora inesistente. A grandi linee, senza farvi spoiler per non sciuparvi la visione, eccone la trama…

L’atletico e dinamico, anche dinamitardo Danny (Jason Statham) è in missione speciale assieme al suo fido ed eterno mentore di nome Hunter (Robert De Niro). Durante una sparatoria furibonda, uccide in maniera accidentale un bambino. Distrutto dal senso di colpa, si ritira a vita privata, convivendo tranquillamente assieme alla sua compagna, la bellissima e sensuale Anne (Yvonne Strahovski). Hunter, nel frattempo, è stato catturato e fatto prigioniero da uno sceicco arabo malintenzionato. Cosicché, giocoforza, Danny è costretto a ritornare, sebbene malvolentieri, in azione per liberare il suo amico inseparabile per sacrosanto debito di riconoscenza. Intanto, spunta la sinistra figura di Spike (Clive Owen), un doppiogiochista pericoloso che agisce per conto di qualche potente e influente forza speciale a capo non soltanto di un’organizzazione spionistica, bensì grande burattinaia di un gioco complottistico che trascende la legalità e tradisce con arbitraria “liceità” la sua stessa identità.

Secco, con uno strepitoso incipit furente, film scattante e pieno di battute argute e taglienti, ben fotografato da Simon Duggan, perfettamente montato da John Gilbert e superbamente musicato dal duo formato da Reinhold Hell & Johnny Klimek, Killer Elite si lascia vedere con piacere e le sue quasi due ore di durata scorrono che è una bellezza. Sorretto dalla prova recitativa del trio delle meraviglie, Statham-Owen-De Niro (quest’ultimo, già all’epoca âgée ma ancora in grado di fornirci un paio di assoli-combattimenti perfino molto credibili), illuminato dalla beltà fisica e scenica della magnifica Strahovski e, avvalendosi di facce di contorno gustosamente scelte (Ben Mendelsohn e Dominic Purcell su tutti), Killer Elite assolve completamente, senza pretese artistiche, in tal caso superflue e velleitarie, al semplice compito d’intrattenerci totalmente. Riuscendovi appieno. Da non confondere col Killer Elite del ‘75 di Sam Peckinpah (Il mucchio selvaggio).

Non è Peckinpah ma non è per niente da buttare via. Poi, Yvonne è bella come la Sciò. Oh oh!

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di Stefano Falotico

 

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