Previsioni Oscar, per le categorie principali

Che gli Oscar siano una bazzecola è cosa risaputa come una ragazza scipita ch’eppur per un po’ attizzò la nostra curiosità, salvo poi scoprire che era una “messa in scena” o forse in piega per giurati altrui che l’han reputata allettante di giuramento in altare e tuo sol momentaneo alveare. Toccata con mano, si squaglia in un “boccon d’acqua”, evapora e resta il retrogusto amaro d’esserti bevuto una Notte da poteva essere una star, invece è stato un brodino al dad(aistic)o.

Comunque sia, questo gioco birbante, fazioso e (in)utile non poco è stimolante. Come tal filastrocca a tal serata di gala “sciocca”, da me ivi scritta di pugno e imbellettata d’orpelli a mo’ di dorata statuina, forse di me stesso, fantasma del palcoscenico:

se Brando vinse per Fronte del porto e Il padrino, Al Pacino solo uno ne intascò pur essendo suo figlio Michael, erede quanto De Niro “portavoce” del Corleone pater familias in ringiovanimento “rimpicciolito” dal Coppola nel siculo già gigante picciotto per l’identico ruolo in due generazioni diverse eppur somiglianti di recitazione carismatica, se Benigni sconfisse i favori della vigilia, battendo Nick Nolte di maggiore Affliction a urlargli in faccia “La vita è bella, stammi su, perdente!”, Eastwood l’avrei premiato per ogni regia, sempre e anche domani nell’ieri rivalutato. Persino da Impiccalo più in alto!

L’Oscar è pacchiana poesia, sceneggiata quasi napoletana da un presentatore comico a render tal vita meno amara almeno per un Kodak Theatre d’annata, fra vinti e chi vince… chi la dura non è sempre il migliore. Perché è scandaloso, una vergogna d’appellarmi alla Corte per direttissima, non aver datolo a Hitchcock Alfred. Quando l’Academy s’accorse dell’abbaglio, Alfred era già “grasso” che morto, nonostante noi adoreremo i suoi capolavori in ogni era.
A che ora è l’inizio dello show? Must go onRec”, regist(r) mi raccomando, soprattutto Clooney in prima fila su Sky del Canova Gianni che viene intervistato dal conduttore imbranato e meno preparato di Gianni Minà. Sembrano Gianni & Pinotto.

Allora, torniamo indietro, facciamo promemoria, ricapitoliamo, fermiamoci a osservare ciò che candidato potrebbe guadagnare anche La grande bellezza in “Straniero”.

Motion Picture, due astenuti non giustificati e chi muove a mozione di quorum per decretare il film vincitore? Ma no! L’avete regalato a un film senza “core”.

Va bene, sarà per la prossima. Consolate Terrence Malick, è troppo avanti per salire in gloria. Indietro col montaggio, quindi impresentabile.

Io scommetto su American Hustle, cast da favola, De Niro di cameo, la vita è sopravvivenza, tutto si basa sull’imbrogliare le carte in tavola. Chi è più baro, è più “bravo”. Ma non è promozionato dalla Weinstein Company, allora poche possibilità. Quelli pagan affinché chi vota, possa mescolar i “brogli”.

Best Director, quello di Gravity. Tutto questo “spazio” per nulla? Eh no, Alfonso vuole almeno una “bandierina”…

 

 

 

 

Best Actor, Rober Redford. Hai vinto come regista ma mai come interprete. Non Tutto è perduto. La tua performance of a lifetime. Vecchio leone liberale da Sundance Festival.

 

 


Best Actress, Cate Blanchett. Woody Allen è tuo mentore per una Blue Jasmine con vestito v(i)ola? No, porta sfortuna.

 

 

(Stefano Falotico)

 

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