True Detective – The Locked Room

True Detective Locked Room

di Stefano Falotico

Il mondo è come un velo… e la faccia che indossate non è vostra, così declama il preacher della chiesa, da poco “smantellata”, che si chiamava “Il Ministero della Rinascita”, seguita passion… almente da dei “dementi”, dei fedeli, gli “Amici di Cristo”, che Rust ha già filtrato secondo la sua ottica nichilista, da annusatore dell’idiozia abbindolabile che governa gli animi fragili e suggestionati di chi, in questo circo(lo) d’orrori “antropomorfo”, si lascia “corrompere” dalla religione perché appartiene a quel tipo facile di persone… quella di Rust non è semplice deduzione snobbante chi si dà, con tanta ingenua parsimonia, ai culti fanatici della devozione verso “nostro” Signore, è lo sguardo (s)oggettivo di uno che non crede a nulla, tantomeno appunto a questa categoria di “casi”… umani, dei deformi uniformati e creduloni inneggianti, come ipnotizzati da stolti e lobotomizzati, al “Credo” più sciocco, tanto ridicolo, dunque da lasciar agghiacciati in maschera tua, Rust, compassata e serissima, ché questi pazzi “normalissimi” han perduto il senno dalla lor nascita sbagliata, son quelli che sbadigliano dinanzi alla vita vera, che hanno bisogno appunto di credere a un Dio fatto a immagine e somiglianza delle loro limitatezze (s)confinate perché, altrimenti, dinanzi a Satana, che non vogliono vedere ma combattono nella trincea degli alibi e delle vigliaccherie recidive e testardissime, crollerebbero a pezzi, in bagni di sangue… distrutti dalla cieca, unica vi(t)a proprio reale, cioè che il mondo è osceno e the man is the cruelest animal. Una verità per loro inaccettabile, da proteggere nel rifugio delle “bugie” da confessare perché così si senton tranquilli, sanno che un dio li accudisce, sanno in realtà che sono tonti, sì, lo sanno benissimo, e che cambiare li costringerebbe a un mondo migliore. Sì, l’orrore di questi è il non guardarla per quello che è, nella sua nudità atterrente, guardandola… si potrebbe evolvere, invece no, preferiscono l’animismo del primitivo rimanere scimmie “credenti”, così Satana vincerà sempre, ed è terrificante perché loro lo (o)sann(an)o nel “mentirlo”, nel rinnegarsi… uomini, che si bevon tutto il (di)vino fatto carne ammorbidente di battesimi ipocriti, che digeriscono da bigotti l’ostia sapendo che (non) li salverà dal mucchio di ossa, da loro stessa “tracannata”, vivisezionata nel far sì che tutto venga sepolto sotto la coltre dell’omertà “sana”.

Questa gente… con una tendenza all’obesità, alla povertà (perché, se no, si sentirebbe s-porca in quanto “ricca”), alla passione per le favole (così, pensano di essere “puri” ed “elevati”).

Mettono i pochi soldi che hanno in una cesta che fa il giro… “vizioso”, è “chiaro” che gente così non farà nulla di “buono” nella vita.

Rust n’è certo, secondo lui, chi si aspetta una ricompensa divina, poiché illuso(si) di avere un comportamento decoroso, è soltanto un pezzo di merda.

Questa è gente che invero si nasconde e lo fa con (in)coscienza, questo è il primo crimine, il nullaosta a lasciar che Satana agisca indisturbato alla luce del Sole… il vilissimo, esecrabile dargli, così facendo, da ammutoliti e sordi, proprio manforte nel reggergli i giochetti impuniti. Loro pregano un dio creato a loro debolezze, schierato con la loro imbecillità da folli, essi idolatrano Satana. Sì, perché immolandosi al dio dei ciechi, issano in gloria proprio colui che potrà ammazzare, stuprare “beato”, tanto staranno sempre zitti, con gli occhi supplicanti il patetico autocommiserare le sciagure, l’uragano…, il “non si può far nulla se non pregare per le anime dei poveretti”… ché son, sonnolenti, loro stessi sull’altare del mai aprir bocca, del mai condannare, del perdonare ma non accusar sé stessi, del male loro stesso perpetrato proprio dietro i sorrisi di facciata.

Trasferimento della paura e del disgusto di sé in un recipiente autoritario… è la catarsi.

Rust di ciò n’è sicuro, ma Marty no, lo ascolta perplesso, turbato, e lapidariamente gli fa notare, scuotendolo un po’, che se fosse davvero così “assolutista” nel credere che l’esistenza sia insensata, allora non sarebbe così agitato. Secondo Marty, Rust è solo in preda al panico ma, come tutti…, non vuole darlo a vedere. Forse è il più predictable, il primo peccatore verso sé stesso.

Ora, chi ha dipinto il murales sul parete della chiesa? Il “parroco” risponde che son stati i “bambini” della congregazione… I bambini, sì…

L’arte muraria, grezza o sofisticata che sia, è una pratica istintiva che avevano le scimmie sapiens prima di (non) evolversi. In questo modo, “lanciavano” sulle mura delle caverne le loro paure inconsce, si scaricavano…, gettando sulla pietra il pozzo nero dei loro desideri e del sentore, umanissimo, di morte. Non è la mente a renderci uomini, ma la coscienza della morte. E la morte può venire anche da un tuo simile. Gli animali della stessa razza non si uccidono mai fra loro. Questa è la regola basica della loro sopravvivenza. Il leone mangia la gazzella, lo squalo il pesce piccolo. L’uomo ammazza invece l’altro (suo) uomo. Piccolo (det)taglio. Nel nuovo millennio, i bambini ancora dipingono, poi diverranno “uomini”.

Il predicatore…

La falsità ontologica nell’aspettarsi una luce alla fine del tunnel… ecco ciò che vende il predicatore. Come uno strizzacervelli. Il predicatore incoraggia la vostra capacità d’illusione, poi vi dice che è una fottuta virtù.

 

True Detective Harrelson McConaughey

 

True Detective Woody Harrelson

Rust, interrogato, le spara su far delirante. E “apre gli occhi” alla visione completa, eppure è sciupato in viso, coi capelli sfibrati, lunghi, color fieno, beve come una spugna, fuma come un turco, insomma non assomiglia per niente a un Buddha né a un pensatore in pace con sé stesso. No, (non) la racconta giusta?

No, qualcosa di letale, profondissimo, lo turba. Un dolore invisibile a macellargli l’anima(le). E purtroppo si nota a viso proprio aperto, è tanto trasparente che è un fantasma così evidente da farsi e far(ci) soffrire. L’incarnazione del parto malato. L’adattamento alla (non) vita.

Anche Rust ci deve convivere, come tutti dovrà “condividere”. E socializzare significa perdere la propria autenticità, il proprio credere alla propria morale. Forse, un investigatore in gamba è proprio questo, il primo naso lungo… perché, dietro un distintivo, (non) puoi fare tutto. E nessuno sa(p)rà se proprio chi dovrebbe garantire l’ordine “entropico” del mondo è il primo “disturbato”, il primo a (non) voler calmare il caos che da sempre regna sovrano.

Rust è sempre più confuso dinanzi al “processo” del suo interrogatorio, biascica, “strizzando” le lattine di birra ed è irrimediabilmente ferito, “infermo”. Eppur l’ascoltano in silenzio… religioso, non si pronunciano, la sua voce stentorea passa in rassegna il campionario delle difettose vittime del sistema, lui che controllava ogni scartoffia per depurarla dal male o in tal maniera debellarsene… egli stes(s)o.

Ognuno è convinto di essere speciale, di valere la sua unicità e invece quasi nessuno, tranne Rust, si accorge che in questa società siamo solo burattini di carne, che penzoliamo da un’emozione all’altra, tracimando la speranza, imperterrita, insistente e quindi logorante, di sforzarci di cambiare la nostra natura umana, per suo stesso innatismo destinata a far male e propagarlo, poi a “educarlo”, sfinirsi ancora e non finire più, era dopo era, cere dopo altre maschere, il cannibalismo alla base della catena alimentare del dura chi mangia con più “acutezza” e più fiato, ops, fiuto. Quello che ti spezza i polmoni e non ti fa prender sonno, ché non dormi sapendo che, là fuori, il lupo potrebbe far di nuovo da spietata mietitrice alle anime “buone”, alle innocenze che forse mai lo sono state, da quando “crebbero”, giocando alla guerra…, accettando il parto (il)legittimo del “dovere” essere “uomini”.

Una volta tagliati i fili, si cade… ed è notte.

O forse è il contrario della “rotazione”. Il Sole è finalmente sorto e tutti possono vedere il buio spettrale, tormentante, uccidente lentamente, che domina le fenditure del cuoio “pellaio” dell’uomo. Del suo esser carne e animale.

 

Parli del diavolo… e spunta Rust, uno che non è timido, forse neppure introverso, quando deve dire la sua ci sa fare eccome, ha i suoi modi ieratici, dritti per la propria strada “sbandata”, nervosa, secca, di poche parole, un detective “semifreddo”. Ché non lo scalfisci con qualche risatina goliardica. Dopo averlo conosciuto un po’, nemmeno riesci ad azzardare una smorfia amichevole. Se ne vuol stare da solo, con la “Croce”. Come se, a permearlo, fosse un fantasma… ancora lui, lo stesso che brami, cacci, ti fa dolere d’insonnia. Mai dondolante però Rust, nonostante le cattive… notti. E butti giù un altro sorso di birra fra una sigaretta stretta fra le labbra “aride” e un cogitabondo metterti a nudo, inevitabilmente. Straziante la coscienza ti ha illuminato tanto da renderti di car(bo)ne. Incenerito, divoratoti, slabbrato, appunto. Feroce asma polmonare che, nonostante il marcio, sospira laconicamente quasi soddisfatto… un comune mortale, come tutti, anche tu trasformato, incarnato e dunque svaporato, scomparso come il mondo ché non lo puoi fermare. L’alba sveglia i cittadini delle cittadine “pacate”, s’alza il mezzogiorno e poi il tramonto… dopo un’altra giornata rugginosa, di acredini, rancori (mai) assopiti e litigi coniugali a ripetersi eguali e monotoni, scandenti perenni la “perfezione” del cronometro piantato nel tuo cuore di “pietra”. Così, così è per tutti…

Rust sa con certezza che il mondo ha bisogno di uomini cattivi perché i cattivi tengono a bada gli altri cattivi.

 

E, dalle foto dei cadaveri maciullati, attraverso i loro occhi, percepisce che i morti, chi “abita” quelle iridi, forse ancora “pulsanti”, hanno visto all’ultimo momento, prima di essere massacrati, hanno assaggiato il peso “futile” della vita. Tutta la giostra di presunzioni e stupide voglie… sono soltanto un sogno della camera blindata… un’illusione della mente.

 

E, come in molti sogni, c’è sempre un mostro, alla fine…

And like a lot of dreams, there's a monster at the end of it

And like a lot of dreams, there’s a monster at the end of it

 

 

 

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