“Philadelphia”, review

Che dolore la verità! Soprattutto se è stata sentenziata dai detentori-untori coi dentini

“Macchie” indelebili di pelle ferita dal pregiudizio, oh, l’onta delle “stigmate” a marchi d’ingiustizia, combattivi in coro dinanzi all’oscurantismo “trionfante”, prostrati e perdono mai sarà salomonico ché scalfisti, ledesti, lordasti la moral onestà nelle tue criminose “regole lavorative”, spacciate per omertos’atto leguleio.

La bugia corre sul filo e dilapida il direttore aguzzino, ora basta con l’ingiustizia, i giurati son scandalizzati per la vergognosa azione indecorosa, a gran voce s’eleva il tremito rabbioso, l’ira va moderata nel calibrar il colpo sull’ugola tonante, secca e non “in filigrana” di un altro “segregato”, causa il “puritano” oltraggio al suo ner piumaggio.

Vola sciolta la melodia di Springsteen, paciere ardente tra tanta fatiscenza. Non dei borghi di questa città “ai margini” delle vite rubate e ripudiate, podista titanico d’un pomeriggio che svien invaghito al romantic’effluvio in mistici rimpianti, scagliati eleganti in Cuor temerario, temprata di grinta è la sua “ballata”, dipinta dentro iridi sue stanche ma guerriere ammantate, il tramonto serenamente è dolce adorar l’aurora d’altre nuove albeggianti (ri)scosse. Azzurra, risplenderà! Avanti!

Trema Bruce, infreddolito da un giubbotto che “fischietta” lapidariamente estasiante, in una brezza morbida si colora l’anima deturpata da tanti vigliacchi inganni, viaggia fortificata la corazza del warrior alive fra chi attentò ad affrangerlo. “Liturgico” in biblico sgorgante, sacrale delle limpide astrazioni ancora, sì, sognanti. Epiche!

Assonnaron il mant(ell)o del respiro puro, abbrancato ne urlasti in silenzio “pauroso”, trafitto crollasti, di spasmi avventurieri da brave “martire” t’immoli a sanificar i torti, a risanare le cicatrici. Ulula! No, la Notte va accesa!

Non scompariranno, contorte irritan in pleniluni solitari, senza Sole… waitin’ on a sunny per altri glori days da solarità in summer clothes.

I was bruised and battered
And I couldn’tell what I felt
I was unrecognizable to myself
Saw my reflection in a window
I didn’t know my own face

Scende la sera, s’attenua l’irto lupo in pietà michelangiolesca nello sfumar di madida e levigata energia riscaturita. Mordili!

La polvere del vento arse l’intimità del tuo Uomo intrepido, cauta è l’agonia se viva e or d’amor rafforzato, dalla sconfitta inflitta che ti spense in piagnisteo a catarsi del modularti grande, innalzato è canto idilliaco! Maria Callas! Commozione gloriosa!

Due avvocati, inizialmente su fronti opposti, schierati in battaglia!

Andy Beckett (uno strepitoso, smagrito, sorprendente Tom Hanks) lavora per il rinomato studio legale, appunto, Wyant & Wheeler… il secondo è un avvocaticchio delle cosiddette “cause perse”, o perlomeno proprio piccole, da giudici di pace… Denzel è già sfigato di suo, deve perder anche Tempo per far vincere chi ha perso in maniera fair?
Entrambi “colleghi” quindi, uno bianco latte alla Tom Hanks e l’altro come il carbon’, Denzel Washington. Ognuno per gli affari propri.

Nel frattempo però accade l’ignominia del fattaccio assurdo. Siamo negli anni novanta, e l’AIDS imperversa.

Una malattia che vien contratta “solo” dagli omosessuali. Ahia, quando si toccan i gay bisogna esser delicati… con la regia e la sceneggiatura, altrimenti il luogo comune può prender il sopravvento e combinar pasticci.

Basta una “nota”, una battuta stonata e le intere fondamenta dell’intelaiatura posson colar a picco. Le strutture degli ingranaggi! La sovrastruttura!
C’è poi il ridicolo involontario dei “doppi sensi” su cui mai bisogna scherzarci sopra se non sei un cineasta in gamba…
Jonathan Demme, fortunatamente, non è il primo venuto. E, dopo Il silenzio degli innocenti, che comunque, qua e là in qualche pecca di sbavature “stereotipate” scricchiolava imperfetto, ma ne smorzava i “tranelli” con una tensione davvero cannibalistica del Cinema forte e senza fronzoli, eccolo con un tema forse più “pericoloso”, i crimini contro la sessualità. “Diversa” che sia…
Sì, il film non è soltanto un potente j’accuse indimenticabile agli errori orripilanti d’un sistema ipocrita, ma un pugno tosto allo stomaco di Diritto… costituzionale all’umanità infranta dalle paure piccolo borghesi.

Una società affaristica, appunto, capitalista. Verte tutto sui soldi e sulla questione Sesso.

Il piccolo borghese spaventava Pasolini, egli è un tizio incravattato con tanti bei soldini e una posizione spesso “intoccabile” ma sospettoso come Tommaso, non tanto “santo”, appunto.

Egli ficca il naso dappertutto e soffoca le narici della libertà nel tarpar chi a “genio” non gli va.

Perché è omofobo, razzista, una capra in abiti di “gran taglia”.
E adora il “pacioso” motto del “O così o così”. Nessuna alternativa, nessun altro stile, nessun’altra prospettiva.
L’altra dimensione, per il piccolo borghese, è solamente la “giustificazione patetica” da “Dipende da che punto la guardi. Io sono vincente, tu cerchi alibi, rassegnati perché ti ho licenziato, non consideriamo altre linee. Decurtato e amicizia lunga”.

Eh sì, il povero Andy, su due piedi (impuntati del “caporale”) vien stroncato perché una macchiolina compare “strana” sul collo. Ah, vuoi vedere che Andy ha l’AIDS? Si bisbiglia in ufficio, questi “malati” possono propagarsi “virali”. E allora “eviriamoli”, estirpiamo la loro carriera con la scusa del mancato adempimento al “compitino”. Sì, firmiamo questa burocrazia e spediamoli tutti all’Inferno.

Distinti saluti,
Andy. Buona vita…

… (d’inchiostro “simpatico”) Abbiamo deciso “all’unanimità” di rovinarla ma in modo “legittimo”. Non perché soffre di AIDS, semplicemente perché non ha fatto il suo dovere… 
Finirà tra i barboni, la ringraziamo tanto comunque per i nobili servigi prestati alla nostra “prestigiosa” ditta…
Lei è stato per noi un “eroe” ma non s’azzardi a ribellarsi. “Cazzi suoi” fa rima con “Si arrangi?”. No, con “Quanto siamo stronzi ma non ci frega…”.
Sì, l’abbiamo additato da inquisitori ma nessuna Inquisitoria.  Chiaro? Al massimo, una mensa sociale e una stretta di mano (prima però se la pulisca, non vuole mica “appestarci” da lebbroso?..) di “solidarietà”.

Lei è davvero un grande, Andy, e ancora “Grazie”.
Basta che ora se ne vada dai suoi ossobuchi… sia (in)tesi come checche e sia come nostri maiali a spolparla. Altrimenti, le caviamo gli occhi, noi mangiamo il caviale, non cerchi cavilli!
Le lavastoviglie occulteranno i nostri puntini sulle i…
Ah, è uno stinco, l’abbiamo prima spolpata e quindi liquidata… Ah, non s’impunterà per le sue ragioni?!
Carta bianca canta e noi ce ne spazziamo il culo.
Comunque, se fossimo in Lei, non ne faremmo una tragedia. Troverà appoggio nell’assistenza di qualche infermiera. Guardi che i pasti sono “nutrienti”. Dorme “asciutto” nei dormitori… Le porgon anche occhi teneri “al filetto”, e le dan del “Caro” di carezzine… Non urli, sarà la sua solo retorica!

Firmato gli aff(r)ettati.

Questo film è una pietra miliare di provocazione sfacciata. Sbattuta in faccia, con un Tom Hanks imbattibile.
Sia come Uomo di pellicola, sia come Oscar giusto, come i film necessari.

Disturbante?
Non sai quanto, miei delinquenti!

(Stefano Falotico)

 

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