Finisce il Festival di Venezia, vince Andersson ma secondo me ha vinto Birdman, film capolavoro, anche perché ho visto solo quello e la mia vita posso saperla solo sempre io, avendola vissuta io, ancora, e non voi, mai più, ah ah!

di Stefano Falotico

Birdman

Ieri, ricevo l’aggiornamento dei vincitori. Al che allestisco l’articolo di “rito” a un mio amico blogger che, come me, è “patito” di Cinema. Siamo patiti anche dei nostri corpi, siamo abbastanza magri… Lui mi paga gli “alimenti” e io gli faccio il semplice resoconto. Non è difficilissimo, per evitare refusi nella “list”, eseguo il copia-incolla dal sito ufficiale della Mostra.

Tutti nomi assurdi, da me elencati, enumerati di “word” in Garamond ben p(i)azz(at)o, con un asterisco finale che rimanda, a piè di pagina, alla “nota” di post scriptum: tu clicchi “intertestuale” sul segno e vieni rimandato “sotto”, ove compare, in “frontespizio”, la scritta “Salutami tua sorella, è meglio di te, ciao”.

Il lettore rimane interdetto, perplesso si domanda che “significhi” e poi, dopo cinque minuti d’interrogatorio al suo sé in trambusto, forse mezzo, stando dietro una scrivania, comprende che è semplicemente uno scherzo e la piglia a ridere.

Sì, sua sorella la presi in culo ma lui ride e non ha capito ancora un cazzo, continuando a battere sulla tastiera. Dove andremo a sbatter la testa?

Spingi Reset e stai ancor seduto, tanto non puoi cambiare.

Fatto sta che Birdman è un assoluto masterpiece. Inizialmente, confuso, uscito dalla sala con un “alone”, anche se ero con un mio amico, altrettanto soffrente di emicranie, non ne compresi appunto il valore e, da capoccione, nel riflettere pensieroso, ancora “accecato” dalla foll(i)a vociferante e fuorviante, presi una capocciata di “duro” cranio contro un lampione. Sì, appena uscito dal PalaBiennale, camminai nel recensire mentalmente il film da po(r)co visto e, avvolto da pensieri distraenti, mi sfuggì una che mi stava camminando a fianco, una di buoni fianchi, ché sicuramente il più “scaltro” James Franco si sarebbe “affrancato/a”, fiancheggiandola di “lungomare” nel “saliscendi” del di lei seno marmoreo come le scogliere “ergenti” delle “lagune” più da “bagnare” ancor di “lacuna”.

Sì, ho molte lacune, perdo di vista i culi e, nello smarrire il sen(s)o, cado preda dell’on the road “sbandante”, inciampando sui dossi e scivolando solo sul bagnato, incrociando, in un “batter d’occhio” e “sgambata”, un “colpo” da stordito, più che da “stornello”. Sì, fu una serata di pioggerellina sdrucciolevole e, poco “lucidamente”, molto annebbiato, anziché far il cascamorto, cascai e basta, “impalato” di “botta” devastante ché ci vollero dieci minuti per (rin)venire…

A distanza di quasi due settimane, al Lido, quelli dell’ENEL stanno ancora mettendo a posto il lampione.

Ho detto tutto, sono un allampanato.

Però, m’innamoro con una facilità incredibile, sono l’unico uomo (im)prendibile che, nella cinica società odierna, crede ai colpi di fulmine…

Mi accendo ogni due donne su tre, loro mi spengono quasi subito, puntandomi il dito e facendo sì che le dita di altri maschi “spingano” sul loro interruttore. I preliminari “eccitanti” scaldano gli ambientini.

Comunque, siamo sicuri che fossero delle donne coi loro uomini? E se fossero stati/e solo degli animali?

Non perdiamoci in frasi “sconce” che ci potrebbero costare la sedia elettrica… e ogni Pasolini di Ferrara incompreso.

Birdman è un capolavoro.

Mai visto un film così, tutto in piano-sequenza, anche se è (s)truccato come Keaton, la storia di un uomo che passa tutta la sua vita a recitare “underground”, in sotterranea, una parte che viene presa per il culo a sangue dal più “imbecille” Norton, uno dei più stupefacenti figli di puttana del “teatrino” di noi, maschere (a)sociali, sempre costrette a indossarle per non far un’altra fig(ur)a di cazzo. Come “attesta” l’erezione di Norton con la Watts che, però, rimane molto inculante sé stesso. Con tanto di risata scop(pi)ante del pubblico che invece s’aspettava la trombata per movimentare un po’ la scena.

Sì, un pubblico di borghesacci ché, prima di vedere un porno, deve calcolare che costerà loro un rosario dopo la confessione domenicale. Allora, pen(s)ano: “Che du’ palle, meglio un film di Kiarostami, Il sapore della ciliegia”.

Sì, questi sono i classici ipocriti. Fingono di amare il Cinema d’autore e poi s’infoiano come Denzel Washington de Il sapore della vittoria, la versione ancora più retorica di Ogni maledetta domenica.

Sì, l’uomo medio ha questa fil(osofi)a di vita: ora et labora, il Sabato sera “ficcatela” di “sborra”, dopo la birretta e, nel giorno “santo”, vai a pulirti a mess(i)a dopo una vita da “messo”. Se ti rimane un po’ di tempo, dopo aver sbattuto… i figli, ripudiati, a letto, nati bestemmiando la tua poca accortezza di profilassi, vai “lungo” con una puta e poi, al mattino seguente, “impuntati” nelle lotte da sindacalista dei coglioni…

Molta gente mi chiede perché considero Birdman un capolavoro.

Lasciando stare lo stile, decisamente oltre la media delle leccate di “bell’aspetto”, è un film che dice la verità, pur girandoci attorno, per due ore e mezza abbondanti di “siparietti” e “dietro le quinte”.

Alla fine, Michael Keaton è come Maradona. È stato un grande e non può accettare che gli abbiano tagliato… il naso…

Al che, i chirurghi glielo… “rifanno”, lui si toglie la benda dagli occhi, e capisce che i salami col prosciutto sono gli alt(r)i.

E preferisce tornare “in basso”.

Radendo(si) al suolo ogni brutta cer(tezz)a.

 

 

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