Rust Cohle, dal suo (ter)razzo, osserva l’umanità in sfacelo e, gelandosene, di (siga)retta (im)morale, giudica, sbuffando (s)fumato via

di Stefano Falotico

Rust Cohle

Sì, stasera, ho fatto per raggiungere un mio amico che abita fuori mano, scendo le scale perché l’ascensore è rotto, incrocio quella del settimo piano sul pianerottolo, mi apre il portone e io le ammicco: – Adesso, ho fretta, cara, più tardi, quando rincaserò…, aspettami e non sarò piano, intanto, nell’attesa, fai da sol(id)a la “movida” di ditino, ora spingimi fuori e vaffanculo a dopo.

Sì, tre ore later, l’avrei “spolverata” nella moquette, prima bevendomi una calda Moka e quindi scremandoglielo su “canna” di mio zucchero “granuloso”, molto spermatico e stronzo da bermela in un bicchiere d’acqua di sua bagnata. Tanto che dovetti pulirle il letto dalla mia troppa “crema” e “posizionarla” su un programma alla tv, proiettante kamasutra in mio, nel frattempo, salutarla con un secco:

– Te lo sei ciucciato, ora impara a stare a novanta, “prendilo” da quel “guru” del cazzo.

Ricorda che ogni trombata è sempre virtuale. Tra pochi istanti, infatti, ti consiglio di dimenticarmi e rimarrà solo un bel ricordo. Non odiarmi. Anzi, ti regalo una mia foto. Amami per l’eternità.

Ma torniamo before. Il domani è un dominatore che non deve chiederla mai. Solo “sfondarle”… la porta perché non voleva che la “penetrassi” con troppa foga. Sì, una fighetta che ama i preliminari rompi-balle. Quelli che ti domandi: “Ehi, sto venendo, devo aspettare molto ché tu venga? Sai, la situazione si fa bollente e io ho freddo, chiudi la finestra!”.

Quindi, di “sveltina”, accendo il motore e son già sullo “schizzato” dopo dieci metri.

Ancor prima d’aprire il cancello elettronico della mia proprietà privata, intravedo una fiumana… di “fumati”, un’accolita di vecchi babb(e)i tutti appostati attorno al centro commerciale Conad con delle minorenni, accompagnate da fidanzatini più rincoglioniti dei decani appena citati, davvero “eccitantissimi”, e credo “tutti insieme appassionatamente”, già d’uccelli appisolati. Sì, questi se la dormono. Altro che pisolino, son uomini da pasta e pisellini…

Dei piccolo borghesi che sarebbero stati “inculati a sangue” da Pasolini.

Uno storpio con la “tuta mimetica”, mi apostrofa con un…

– Lei dove cazzo deve andare? La strada è bloccata.

Tuta mimetica… leggasi “segnaletica” di scritta sul pet(t)o: – Sono un deficiente e mi hanno trovato questo lavoro da scoreggione-spostatore delle transenne, ti lascio passare, lasciami almeno una passera dopo essertele girate di tuoi girini.

Insomma, anche lui voleva far un “giretto”.

Sposta la transenna e io non inserisco la f(r)eccia, perché (non) rispetto questa gente ammosciata.

Un tizio, sul palco, canta le “hit” che “valgono” tutta la loro vita da “fottuti”.

Il “campione” sfodera questo “campionario” di not(t)e…

“For Once in My Life” Sinatra, “Sha La La La La” di quei froci dei Beatles e “Casa mia” degli Equipe 84.

 

Che “allegria”, eh?

 

Perciò, (dist)rutto, penso di non andare più dal mio amico, anche perché adocchio una “mela” niente male tra la foll(i)a…

 

– Ciao, stronza, ho il sedile posteriore libero, è reclinabile. Vuoi che ti (s)monti?

– Ehi, ma chi cazzo credi di essere? Rust Cohle che sodomizza Michelle Monaghan?

– No, sono peggio.

– Ok, mi piaci, faccia di merda.

 

Finto che ebbi di (s)fotterla, “caricai” su una zoccola vera, raccattata da un tombino là vicino, per allisciarle il pelo e poi buttarla di nuovo fra i topi. Sì, la pettinai per il gran “ballo”. Pochi belli avrà lo stesso ma almeno, così, è meno brutta.

Comunque, bella o brutta, è una sa(n)gr(i)a più triste de La grande bellezza.
La da me invece da po(r)co spacc(i)ata, noto che è ancora stordita, rimbambita dalla “botta” tremenda ma, mischiandosi ai dementi “ciechi”, cantò Stevie Wonder in “I Just Called To Say I Love You”.

Contenta lei, “contenuti” tutti.

 

Ora, sono pronto a sfidare ogni mostro. Perché ho già il mio che sbattei al “muto”.

 

E ricordate: cantando “vien” ogni cretina. Mentre, (t)rombando, io son libero di far quel cazzo che voglio.

Insomma, non credo a nulla, son un pessimista co(s)mico. E questo mondo è un gran “giramento”.

Che godimento, eh?

 

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