Dying of the Light Trailer

Dying of the Light background

 

di Stefano Falotico


Torna l’accoppiata Cage-Schrader per quest’“opalescente”, enigmatico, rabbrividente, “chiaroscurale”, speriamo esaltante, Dying of the Light.

Academy Award® winner Nicolas Cage ignites a powder keg of action in this electrifying cloak-and-dagger thriller. Evan Lake (Cage), a veteran CIA agent, has been ordered to retire. But when his protégé (Anton Yelchin) uncovers evidence that Lake’s nemesis, the terrorist Banir (Alexander Karim), has resurfaced, Lake goes rogue, embarking on a perilous, intercontinental mission to eliminate his sworn enemy.

Progetto di Paul Schrader, a lungo (s)covato, finalmente concretizzatosi e prestissimo sugli schermi mondiali, compreso l’“on demand” di iTunes.

Schrader, infatti, da tempo aveva pronta questa sceneggiatura, concernente un esperto agente della CIA, in prossimità del suo ritiro “militaresco” perché affetto dal terribile morbo di Alzheimer che, naturalmente, gl’impedisce il “normale” funzionamento della sua “efficacia” da indagatore dei crimini… “silen(zia)t(or)i”. Che dormono innanzitutto nella sua (co)scienza…

Ma succede qualcosa di strano nel “bel mezzo” della tempesta neuronale, un vecchio, temibile nemico è rispuntato fra la “nebbia” dei pensieri o della verità “Memento?”.

La faccenda diventa molto intricata, la prima spia che fa il “doppio gioco” è allorché la tua mente “ballerina”, oscillante fra una certezza e una nuova, tremenda incrinatura spaccante ogni tua prim’appurata deduzione ferente. Congetture, intersezioni del cervello che saltano, sinopsi schizzanti, la neve d’un clima polare che “iberna” ancor più il tuo psichico, invernale “tramonto”. Freddo, gelo nelle ossa, un cuore che però sussulta, combattivo non s’arrende, pulsantissimo-intermittente, fugge fra mille notti sfumate dall’arrancar “virale” e della riflettente, (so)spirante mente (s)morente. Demente, sei o non sei? Reggerai? Tremi, fremi, non fermarti!

Chi sei, nemico? Chi sono, io? Invecchio paurosamente fra le brezze delle “rigidità”… e, a parte la mia stempiata capigliatura brizzolata, il mio corpo è robusto, atletico alla Nic Cage serio, drammatico, intenso alla Bringing out the Dead…. Tetro terrore! Foschia, una pallottola che schivi, un “saliscendi” al cardiopalma, “ambulatorio”, al di là della vita dell’incognita (s)van(it)a, della Luna torva, del dubbio che avanza, della fine imminente e lancinante, poi da rimandare, da cercare, il primo enemy “anemico” sei tu. Il sangue della lucidità… abbisogna di fosforo, la fotografia è abbagliante, “fosforescente”, traslucida… l’enigma nerissimo… nell’anima cupamente baluginantissima!

Accecante, mort(ifer)o del tuo infermo, dell’inferno, della salvezza, della redenzione!

Schrader purissimo, insomma.

Capolavoro in vista?

Schrader “Toro scatenato” contattò dapprima De Niro, poi Harrison Ford, a dirigerlo doveva essere inizialmente Nicolas Winding Refn, ora “rimasto” in cabina di produttore.

Cage è l’attore adatto per il ruolo “ingrato”…, nei suoi occhi bluastri è insita la cangiante “candidezza” d’un tormento, per l’ennesima volta, dostoevskijano, come Paul Schrader, appunto, docet!

 

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