Being Flynn, recensione

Being Flynn

 

Per tutta la vita, mio padre si è manifestato come un’assenza, una non presenza, un nome senza un corpo…

Basato sulla novella “Another bullshit night in suck city” di Nick Flynn, da noi edito dalla Mondadori, sotto il titolo “Un’altra notte di cazzate in questo schifo di città”, in Italia esce con questo Being Flynn, diretto da Paul Weitz.

Che succede se vi siete persi entrambi e vi trovate nello stesso posto ad aspettare?

Una turbolenza continua… te lo riparo lo specchio, appena trovo un lavoro. Scusa. Per cosa? Per la mia inadeguatezza come essere umano?

Polvere, che (si) tracima, trancia le vite “reiette” di due allo stesso mo(n)do emarginati, vinti d’una società “scontrosa” che non permette sconti, non l’integra, non li fa… immettere nei meccanismi del quotidiano vivere “normale”, sempre rimarranno sba(n)dati con grandi sogni e un “Il sicario” nel cassetto, romanzo “epistolare”, sconnesso, farraginoso, con le prime trenta pagine inappuntabili e poi che si perde, “perisce” nella sconclusionatezza raffazzonata d’una vita, sì, importante, ma a ch’importa della lor impronta(ta) nell’errore del sis(te)ma, del terremoto (non) vivente dello star confinati in un limbo, in una non vi(t)a che fa, nonostante tutto, il suo “core”, il suo co(r)so dropout, fuori da tutto, dentro all’anima, comun(qu)e?

Cal(z)a la notte plumbea, di nevischio “incorporato” nelle cornee stanche di Jonathan, un magnifico De Niro in grazia d’un Dio “morigerato” della recitazione “intravista”, appena accennata di rughe aggrottate e borse sotto agli occhi raggrinzite, “accartocciate” nel trascinarsi, nell’erodersi, nel rosicchiar il sangue delle pulsioni “raffreddate”, e annienta, (s)colorisce, annerisce oppur, miracolosamente, rischiara, la nostra (r)esistenza è quanto mai, quanto “amena”, chiarissima, combatte, piange, si “dimena”, disperata. Nessuna speranza o troppi capitoli “bianchi”, lasciati in sospeso, non hai neppur i sol(i)di, i liquidi per far la spesa. Soppesi tutto, rifletti, mediti, ti arrabbi in silenzio. Sciorini parole, “perle” al vento, all’inutile tuo van(t)o. D’illusioni t’ammanti disilluso. Sempre sull’orlo dei nervi e di bicipiti a nudità dell’uomo battuto, eppur ti batti, la tastiera batte, c’è ancora del taste, un tuo g(i)usto in tal “infermo” infernale, infierente, ferentissimo, tu, il “fetente”, un fe(re)t(r)o…

Veniamo al mondo per aiutare il prossimo…

 

di Stefano Falotico

 

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