Ci sono (in)validi motivi perché Peter Pan non voleva crescere

Noodles

Sì, Domenica letargica, di quelle che ti svegli rintronato, ti lavi il viso sapendo che sei a molti inviso e poi ti specchi nella realtà. Al solito facinorosa, piena di brutte facce, oppure di gente che veste con le tshirt mentre fuori scorre un po’ di nevischio, e questi invece se n’infischiano.

Sì, stamane andai ad accompagnare mia madre alla Stazione Centrale di Bologna, perché doveva recarsi a Prato a omaggiare l’anniversario della morte di mia nonna, quindi la madre di mia madre.

La vita e la morte… Freud credo che sostenesse che, sin da quando siamo addirittura nel grembo materno, conosciamo già il mondo. Sì, sin da quando veniamo concepiti, in noi, esseri umani, sono ascritti quei codici genetici percettivi alla base della fondazione sintomale del mondo. Sintomale, penso, sia una parola che non esiste nella lingua italiana, è un’espressione che gli psichiatri utilizzano per definire tal concetto “sintomatico”, ah ah, che non c’è bisogno vi spieghi e avete compreso da voi, se un po’ di discernimento sta all’origine della vostra intelligenza apprenditiva. Anche il termine apprenditivo lo troviamo spesso non solo nei manuali di psicologia ma in molti scritti, ma sarebbe più corretto e “in italiano” dire apprendimento esperienziale.

Insomma, alcuni nascono già uomini nonostante siano neonati, altri non lo diventano mai perché, sebbene passino attraverso mille esperienze, non si evolvono e rimangono radicati nelle loro piccolezze, non acquisiscono, per colpa della loro volontà ferrea e immarcescibilmente testarda, quel grado cognitivo che è il punto di (ri)partenza per ogni altro loro progredire. E restano fermi alle chiacchiere, ancorandosi alle meschinità più catto-borghesi. Così, questi qua si stupiscono che l’ex Presidente del Consiglio non avesse mantenuto “doti” di assoluta purezza e si lasciasse corrompere dal sesso e dai suoi sfacciati soldi, corrompendo a sua volta la gente che lo circondava e che il culo gli leccava. Sono gli stessi che vanno a messa, predicano a parole valori inalienabili ma poi nella vita di tutti i giorni “feriali”, ah ah, sono assai irridenti, cafoni, razzisti, omofobi, narcisisti e loro stessi “malati” più del Potere che accusano di essere poco “integerrimo”. Qualcuno recentemente ha detto che solo i poveretti possono credere che chi li comanda sia un “grande” uomo. Invero, costui è più abietto e miserabile di loro, o semplicemente il Potere, giocoforza, l’ha costretto a “delinquere”. Se per delinquere intendiamo aver “trasgredito”… Insomma, non vorrei che per queste mie affermazioni mi si prendesse per un uomo di Arcore, lungi da me aver mai voluto eleggere questo qui, e credo che nemmeno sotto tortura lo eleggerei. Volevo semplicemente dire che è troppo facile, e anche un tantino ipocrita, designare il “mostro” a capo del carrozzone, e poi rinnegare le proprie colpe. Chi è senza peccato, scagli la prima pietra… gli uomini di Potere sono inevitabilmente “fraudolenti”, è il loro lavoro che li obbliga a sporcarsi le mani… quindi, bandiamo i moralismi, aboliamo ogni ottusità volgarmente conformista nella sua accezione più menzognera, e atteniamoci alla realtà, che è duramente variegata, sfaccettata, piena di sfumature, non scremabili in manichea divisione fra bianco e nero.

Ora, credo di aver esperito parecchio, soprattutto negli ultimi anni, tanto da potermi permettere di sovvertire, criticare, ostracizzare perfino le ovvietà… sento dire che i giovani dovrebbero finirla di lamentarsi e dovrebbero rimboccarsi le maniche, adoperandosi per il bene comune, con spirito solidale, aperto alle innovazioni, e che dovrebbero quanto prima far confluire le loro potenzialità al servizio della collettività, ché si “convergessero” in qualcosa di concreto e costruttivo, e la smettessero di fare i nichilisti…

Ora, molti giovani vanno discriminati, sì, in modo intransigente, perché in effetti vedo in loro solo molto egoismo e solipsismo, accentrano ogni elemento del reale a vantaggio delle loro stolte personalità. E costoro vanno redarguiti, ammoniti e perfino espulsi. La smettessero d’incagnirsi, incarognirsi e incancrenirsi. Donassero vera bellezza al mondo, e non si limitassero a farsi belli nella sciocca, finta beltà del loro “reame”.

Ma altri invece non vengono mai messi in condizione di esprimersi, di esternare la voracità creativa delle loro passioni, e pur di (soprav)vivere vengono assorbiti dal porcile di massa, ripiegando su lavori grigi e impiegatizi, e contentandosi di fingere contentezza per non disturbare nessuno.

Sì, è una società ove devi sempre dimostrare che non sei di disturbo, anche quando hai i tuoi sacrosanti, giusti sturbi. Altrimenti ti “stuprano” psicologicamente e ti sbattono in qualche “reparto” ove ti fanno il lavaggio del cervello. Ove sedano quei tuoi umori, considerati tumorali, e quel tuo vitalissimo sentire non adatto alla freddezza cinica di un mondo che gira sempre attorno al potere, stavolta inteso in senso davvero corruttore, traviatore, oscenamente istigatore e “istitutore” di una moralità laida, arrivista e menefreghista.

La questione poi “ambientificio”. Altro termine che assolutamente non esiste ma inventato dagli psicologi per definire cioè quell’ambiente dal cui distorto esperire hai (de)formato te stesso.

Al che, in una realtà così (ba)lorda, ogni giustezza viene ribaltata in favore della più ipocrita pasciutezza. Pasciutezza non esiste ma definisce bene una classe insincera che vive sui suoi privilegi, rigirando le frittate a “valore” della sua bugiarderia. Bugiarderia esiste invece eccome e ritrae perfettamente il senso di questo mondo imbrillantinato nella falsa “bigiotteria”. Anche, quando pratica a (s)esso comodo, a danno dei “fessi” scomodi, bigotteria.

Sì, vedo giovani non cresciuti in verità più cresciuti degli “adulti”, più saggi, ponderati, in una parola realisti e obiettivi. Mentre i Capitan Uncino condannano un altro innocente, reprimono gli istinti “sbagliati” dei “deboli”, li (tras)curano, e appiattiscono la verità sotto una coltre agghiacciante di omertà.

Per questo e altri validissimi motivi, preferisco rimanere me stesso, a suo modo (in)validato.

Ma che val la “pena” parlare?! In questo mondo di pene…

La favola di Peter Pan è questa, non c’è bisogno di leggerla per apprenderla.

Ah, poi c’è la categoria abominevole delle donne tentatrici, quelle donne “peccaminose” piene di soldi e d’indubbia avvenenza che, stufe del marito troppo affaccendato a lavorare duro, essendo molto annoiate, preferiscono riempire i “vuoti” con giovani un po’ verginelli, vogliosi e “inesperti”. Per farli… “crescere”.

Terribili! Il ritratto più orrido della femminilità! Ah ah.

Poi, ci sono quelle psicologhe, come ho letto sul giornale stamattina, che hanno “appurato”, grazie a colloqui, che gli omosessuali soffrono di una grave malattia e la loro condizione è tragica. Per tale inclassificabile lubricità vengono persino assolte per non aver commesso il “fallo”… cioè hanno offeso, da semplici “opinioniste”, una categoria sociale, e non tizio o caio e sempronio, per cui non sono adducibili di colpe. E intanto con la loro abissale ignoranza continuano a fare “psicanalisi”.

Poi ci sono gli omosessuali che non riescono a capire gli eterosessuali e manifestano per i loro (di)ritti, inculando proprio quegli eterosessuali che li difendono.

Quindi ci sono gli asessuati maniaci… di religione, che la strumentalizzano per voler far capire agli altri che sono persone normali quando ai “normali” dei loro c… i non frega un “beneamato” c… o.

Insomma, chi più chi meno siamo tutti (s)freg(i)ati.

Di mio, so che vado a letto presto.

 

di Stefano Falotico

 

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