Tributo al magico Martin, lo Zio Marty

Martellandoci di suoi film, siam giunti in prossimità di stati mentali oniricamente pindarici, oltre l’al di là.

Chi critica Scorsese, meriterebbe un bel lavaggio alle sue tempie. Sì, andrebbe temprato nell’agonia irrespirabile d’asfissie inflitte, come un Cristo, poveraccio, dissanguato d’anchilosati strazi.

Osservate, immergetevi in questo splendido omaggio, catturato da “YouTube”, e “infrangetevi” nella sua mistica. Immagini fiere e ballenirissime nel ritmo di miscele indimenticabili, un volto deniriano trasformista, un DiCaprio che ne assunse l'”eredità”, impressionando i suoi occhi del carisma attoriale più sopraffino. Martin pescò dal “nulla” Leo, e lo costruì grande.
Immenso quasi quanto il modello originale, Bob, appunto.

I suoi (anti)eroi, giù per le strade, a non pensar ad altro se non alla sopravvivenza, a ribellarsi anche patendo la “Croce” dell’incomprensione, solitudini periferiche di metropoli ch’emarginano gli spiriti puri, tanti signor “nessuno” che scompaiono, poi per guizzi geniali ricompaiono, nella loro danza all’esistenza.

Agganciati alle ossessioni di Paul Schrader, inebriati di candore tutto loro, peccatori contro la loro volontà, in lotte intestine al proprio Dostoevskij, “russi” rotti nell’America che se ne frega, che abbatte, che non soppesa due volte a sbatterti all’Inferno. Quello peggiore, quello sulla Terra. Pianeta che non è adatto agli “alieni”, che aliena, che maciulla, che castiga impetuosamente, che saccheggia le interiora, che scruta, gratta, spezza o forse, nietzschianamente, rende più forti.

Perché dalla “tragedy” apparente, dalla morte iniettata di veleni, può rinascere proprio l’Uomo, il più forte. Invincibile. Ed ecco che, semmai, dalle brutte storie si genera un Butcher, il “macellaio” di New York, a benedire tutti i good boy, essendo “padrino” delle cattiverie prima sorbite e poi ad “assolvere” un Mondo già sbagliato nel suo falso progresso, ancora più barbarico, darwiniano a tagliar fuori le anime che non sono crudeli quanto il matrix di fondo di questo scatafascio. Sì, devi proprio riaffilar i coltelli se non vuoi che “sottili” lame sbranino il tuo brandir il Credo ad antichi valori che non van più bene.

Quanti personaggi, allineati nelle immaginifiche visioni di Martin, forse sempre il solito protagonista anche nei film più corali. Ché son lo specchio di tante riflessioni.

Travis, Pupkin, Cady, e poi l’età dell’innocenza di chi (non) ha scelto, chi rimpiange o forse voleva vivere così. Chi aveva scommesso tutto sul suo purosangue, come Sam Rothstein, asso fregato dalla sua “manica”.

Le donne assumono un ruolo, forse, marginale. Trame e tramar, anche soprattutto “tremare”, di maschi violenti, per necessità, perché l’equilibrio s’è spaccato a metà, in mille pezzi.
Tanti “pazzi”, tanti pupazzi, tanti Re… per una Notte.

 

   (Stefano Falotico)

 

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