UN PERFETTO CRIMINALE, recensione

Ebbene, oggi per il nostro consueto e speriamo apprezzato appuntamento coi Racconti di Cinema, brevemente ma esaustivamente, disamineremo nelle righe seguenti il film Un perfetto criminale, il cui titolo originale è Ordinary Decent Criminal. Pellicola del duemila, diretta dal regista irlandese Thaddeus O’Sullivan (Niente di personale).

Un perfetto criminale dura novantatré minuti netti e avvincenti ed è un interessante, ben congegnato e movimentato polar, cioè poliziesco per dirla alla francese, ambientato però nella stessa terra natia del suo cineasta succitato, ça va sans dire, l’Irlanda.

Sceneggiato da Gerard Stembridge, eccone sinteticamente la trama:

Un brillante, elegante e sofisticato ladro, di nome Michael Lynch (interpretato da Kevin Spacey, al solito impeccabile e carismatico), è infallibile e meticolosamente organizza grandi colpi perfettamente architettati che puntualmente vanno a segno impuniti. Non viene mai, quindi, beccato in flagranza di reato né viene acciuffato dalla polizia. Al che, a Dublino, si svolgerà una mostra pittorica omaggiante Caravaggio. Lynch, ovviamente, non vorrà lasciarsi sfuggire l’occasione della vita, cioè derubare gli inestimabili e immensamente preziosi quadri del leggendario artista nostrano. Anzi, vuole “accontentarsi” di uno soltanto, La cattura di Cristo (The Taking of Christ). Nel frattempo, Lynch, dovrà districarsi tra l’affettuosa moglie Christine (Linda Fiorentino, Fuori orario) e la difficile gestazione e il mantenimento dei suoi pargoletti, agendo di sotterfugi fra traditori e baci di Giuda metaforici. Inoltre, Lynch ha un rapporto con la legittima amante, la cognata Lisa (Helen Baxendale)… Un gran bel casino… Come andrà a finire? Lynch metterà davvero a segno un furto di proporzioni epiche e leggendario dal valore arcimiliardario oppure, stavolta, le forze dell’ordine riusciranno finalmente a fregarlo ed incastrarlo? Ce la farà a sbrogliare, inoltre, la sua matassa professionale non poco ingarbugliata?

Intelligentissimo, recitato divinamente dall’intero suo pregiato parterre d’interpreti eccellenti, fra cui, oltre a Spacey, alla Fiorentino e a Baxendale, sono da menzionare Peter Mullan (My Name is Joe), un giovane Colin Farrell (Gli spiriti dell’isola) a tratti irriconoscibile e poco ciarliero, Patrick Malahide, Gerard McSorley, David Kelly, David Hayman, Vincent Regan e un’ancora sconosciuto Christoph Waltz (Bastardi senza gloria), dominato dalla torreggiante performance, ribadiamo, d’uno Spacey magnifico, splendidamente fotografato da Andrew Dunn che gioca, di contrasti cromatici sobriamente miscelati, con le atmosfere plumbee di cui è pregno il film, e montato, altrettanto egregiamente, dal collaboratore preferito di Peter Weir, ovvero William M. Anderson (L’attimo fuggente), Un perfetto criminale non è di certo un capolavoro, neppure un film indimenticabile.

Eppur è un film assai godibile e, sinceramente, una delle migliori pellicole di rapina, quelle che gli americani definiscono heits movies, delle ultime decadi.

L’ambientazione è tipicamente à la Ken Loach (non a caso, infatti, la presenza del succitato Mullan). Cosicché, tra furtarelli e colpi grossi, sussidi di disoccupazione e l’arte d’arrangiarsi “in format” Regno Unito, fra ex membri dell’IRA, desolati e deprimenti quartieri periferici immersi nella povertà economica e qualche graffiante stilettata all’arido e violento sistema classista e poco equo, Un perfetto criminale centra il bersaglio appieno.

Da raffrontare con l’analogo The General di John Boorman (Excalibur) in cui Brendan Gleeson interpretò il ladro tuttofare Martin Cahill. Il Lynch di Spacey ne è in gran parte, a sua volta, ispirato.

Concludiamo col dire che, da I soliti sospetti in poi, il personaggio del ladro beffardo assai si addice a Spacey.

Spacey Fiorentino Perfetto criminale

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di Stefano Falotico

 

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