Lo strepitoso finale di True Detective

Rust Cohle finale

 

di Stefano Falotico

La crisi di Rust Cohle e l’impeto vibrante della catarsi finale di True Detective, apice che vale tutta una vita e la sua sofferenza “nichilista”

Ebbene, Rust e il suo compagno danno la caccia un mostro per un decennio abbondante, alla fine lo staneranno nel covo di Carcosa. Un duello sanguinario, allucinatorio, che spezza fragorosamente il muro del suono delle nostre emozioni semmai assopitesi per troppa spazzatura odierna che c’è entrata sottopelle, avvelenandoci con la sua estetica patinata, con le furbizie bieche con cui si ricatta emozionalmente lo spettatore, adattandolo allo sguardo indotto nella tentazione di ceder alle lusinghe false a distorsione di tutto. Rimbambito dal buonismo moralista della visione “obbligata” che oggi par far sfracelli, l’idiozia dell’anima.

In quell’attimo, quando Rust si libera nel pianto, narrando al suo amico-collega quanto ha visto quand’era in coma, non sta in verità raccontando solo di un’esperienza premortem, bensì si sta “vergognando” di averne passate tante. Sfibrato, distrutto, angosciato dal tormento dell’orrore, che lo perseguiterà, di brutti incubi, sino alla morte, pare che sussurri che forse il risveglio è stato più ferale del colpo letale di morire davvero nelle grinfie del killer satanista.

Un’esperienza spossante, che l’ha cambiato ancor più di come, già all’inizio, era segnato. Dai casini già asciugati, essiccati, come anche no, dal suo nichilismo per ridere in faccia alla beffarda, puttana vita che non risparmia gli innocenti ma continua, omertosa, il suo show carna(scia)le(sco), nel bisbiglio di tutti che fingon di non vedere e s’accontentano, credendo di “godere”.

Un’emozione terrificante. Credo che sia uno dei finali più belli che io abbia mai visto. Lo si è accusato di essere conciliatorio e non in linea, appunto, con lo spirito cupo della serie.

Niente di più sbagliato. Mette i brividi proprio per la “gioia” disperata di Rust. Un uomo che continuerà a vivere col ricordo latente, inestirpabile del crimine osceno che ha combattuto e l’ha sfinito.

Ridotto a una maschera di lacrime, ci lubrifica nella nostra memoria. Delle gioie e dei dolori che ognuno, inevitabilmente, ha nel cammino di questa vita. Alle volte tranquilla, altre volte durissima.

Capolavoro.

 

 

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