“The Wrestler”, recensione


Le branchie dei muscoli

Chiari ventricoli ad azionarsi nel dark latente della frenesia irriverente.
Su una faccia di latex non più “rammendabile” nelle cuciture della società borghese. Un mastodontico freak, a cui piace vivere così, arrangiando la “chitarra” del suo corpo fisarmonica, come il theme innamorato di Bruce Springsteen, “arrostita” fra denti affamati, suadenti d’addentar il midollo spinale della vita.

La versione barfly del Bukowski clandestino come i tutti i mastini di bicipiti e pettorali. Non indossa la “pettorina” del camice “utile”, un combattente a muso sfacciato, “sfasciato “dentro che se ne frega di tutto.
Deriso dai bambini che gli gravitano attorno, ché magnetica è calamita d’un pagliaccesco “Notte-Giorno” senza requiem. Si fotta il “dream” americano, se lo ficchi in quel posto il commendatore “raffinato” di sete in camicia.

Questo è un tipo per la “castorina” Marisa Tomei, del cui culo spogliarellista se n’asseterà senza sosta, anche nelle “sieste” contemplative a sbavar per le sue tettine dondolanti uno “slip” da glurp nei suoi occhi martoriati, a “martellarle” dentro la voglia del maschio bastardo. Uno che sta lì a “guardarsela” mentre gli altri “sbevazzano”, sgomitando per giacerne. Lui “spilla” il Piacere distillato del suo alcolismo nei suoi tacchi a toccarlo di romantica femminilità che ripudia quanto ammira, su un divano di pelle, la sua sgualcita. Dalle guance tumefatte, sfatto, distrutto, “animalizzato”. M’ancor animoso, uno che non è da mimose, uno che odia gli smorfiosi. Ché li scaraventerebbe per aria solo “aggrottando” le nocche d’una mano “errabonda” a dar pugni al vento.

Marisa, il simbolo del Peccato, showgirl dalla vita “traviata”. Tutto sbagliato in queste periferie ove gocciolano lagrime dell’amarezza altrui.
Storia di uno “scemo”, d’un grande Uomo. D’un perdente nato, come quasi tutti i più meravigliosi personaggi di Mickey Rourke. Disperato che brancola, affaticato che cammina a stento, ma statuario nella trama “sfibrata” del calor dell’anima.

Silenzio, s’esibisce Lui…

Deve tirar a sopravvivere. Quando decidi di valicar le “barriere-barricate” del mendace lor mendicare “dignità”, hai due uniche scelte incontrovertibili, un percorso che non si può invertire con repentine serpentine e patetici “testa-coda” nei cambi di rotta, ché troppo hai aspirato, non vuoi più espiare le loro colpe, anzi picchi di colpo su colpo, a scolpire gli addominali esausti, affannati, “affastellati” nel duro da troppo tenere fragilità.

Tentano di tenerti stretto, e tu “strangoli” solo gli ingranaggi di questi “radiosi”.

Questo è il wrestler, poesia sibillina, austero essersi “bruciati” ché solo così sai godere. Della vita pappona te ne sbatti, e sei rammaricato, dinanzi al mare, solo davanti a tua figlia. Che “diseredasti” per il tuo desiderio di farti i fatti tuoi, con l’ebbrezza or a librar del tuo peso “libbra” abbrancato dall’emozione che torna.

Prossimo giro di giostre, sei preso per un “mostro”, tu mostri il ghigno, spalanchi le “tendine” del tuo “tappeto rosso”, distruggi l’avversario, lo massacri, saltelli torchiandolo, lo dilani, lo sventoli avventandotene sopra, schienandolo sotto.

Nell’applauso commovente mosso a tifo esaltante, e tiri a lucido, anche negli occhi tocca(n)ti, i tendini dei nervi saldi al chi sei.

Al chi urli. Spaccando gli “Ingessati” nel “ribrezzo” d’ogni tua frattura.

Perché questa è la vita, patire, lottare, sudare, star male, sollevarsi e levar dalle palle chi ti sta antipatico.
Senza latte versato, sempre meno “allattato”, sempre Mickey Rourke.

(Stefano Falotico)

 

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