GLASS ONION – KNIVES OUT, recensione

Ebbene, oggi recensiamo lo spassoso, esilarante e assai intelligente, perfettamente congegnato, anche se forse non del tutto riuscito, Glass Onion – Knives Out (Glass Onion: A Knives Out Mystery), scritto e diretto dal sempre più valente e sorprendente Rian Johnson (Looper, Star Wars – Gli ultimi Jedi).Madelyn Cline Glass OnionGlass Onion Crag cast

Il quale, dopo il successo del capitolo originario, ovvero il capostipite e naturalmente antecedente Cena con delitto- Knives Out, ritorna, metaforicamente parlando, sulle tracce del suo inventato e ben fantasiosamente partorito investigatore privato, à la Hercule Poirot a sua volta figlio della penna dell’imbattibile Agatha Christie, Benoit Blanc (uno smagliante Daniel Craig già candidato come miglior attore protagonista nella categoria Comedy/Musical agli imminenti Golden Globes), assoldando per tale suo “sequelsui generis, un parterre de rois delle cosiddette grandi occasioni, cioè un cast variegato e strabiliante in cui svetta, primeggiante, la new entry del sempre da noi gradito Edward Norton (Motherless Brooklyn) e un’inedita, mai così sensuale e caliente, peperina Kate Hudson al massimo della sua insospettata carica piccante, travolgente e magnetica. Con Glass Onion – Knives Out, Johnson, da buongustaio oramai affinatosi dell’arte non culinaria, bensì appartenente alla celluloide più succosa, allestisce una succulenta e, ripetiamo, sia divertente che sagace, saporita pietanza cinematografica squisita e veramente da leccarsi i baffi, servendoci caldamente un piatto appagante il nostro palato cinefilo, offrendo a noi, commensali del Cinema non insipido, un arguto giallo mordace, avvincente e scoppiettante, ripieno di colpi di scena gustosi e spiazzanti, sebbene eccessivi, così come spiegheremo più avanti, finemente intriso di tocchi e “gourmet” da chef registico di prima classe e da dieci e lode insindacabile. Forse sì forse no?

Trama, morbidamente diluitaci come un delicato soufflé che, anziché afflosciarsi, col trascorrere dei minuti emozionanti e pregni di suspense brillante, equivalenti per l’esattezza a due ore e venti minuti netti (tale infatti è la complessiva, scorrevolissima durata di Glass Onion), carbura fervidamente e bellamente riscalda, in crescendo spasmodico e vertiginoso, la nostra curiosità via via più affamata e poi appagata… anche se non del tutto.

glass onion edward norton

La vicenda è ambientata nel 2020, ovvero al massimo zenit, sì, al culmine della mondiale pandemia del Covid-19. Al che, il nababbo Miles Bron (Norton), a capo della proficua e altamente remunerativa Alpha Industries, in quel di Glass Onion, cioè un pittoresco ed esotico isolotto del mar Egeo, invita, presso la sua lussuosa e labirintica magione, una nutrita ed eterogenea, ottimamente assortita combriccola composta dai suoi migliori amici di lunga data, ognuno dei quali, adesso, svolge rispettivamente lavori finanziariamente cospicui ma fra loro diversi. Singolarmente, non staremo a enumerarveli e a specificarli perché non ce ne pare la sede opportuna. Bron serve loro un’inattesa sorpresa maliarda e appetitosa, cioè ha coordinato una sfarzosa, al contempo sottilmente maliziosa, chissà se giocosa, cena con delitto sfiziosa… Anche meravigliosa?

Al che, all’improvviso, senz’invito, fa la sua entrata in scena il detective Blanc (Craig) che vuole vedervi chiaro e andar oltre le apparenze di quello che, a prima vista, potrebbe sembrare un innocente diletto-delitto orchestrato, giustappunto, dall’incolpevole e goliardico Bron. Perché Blanc è giunto sul luogo? Trattasi di pura coincidenza imponderabile, di fatuità casuale e innocua oppure un membro della compagnia, ad insaputa di Bron, per tendergli a sua volta, da burlone e buontempone, un tranello bernesco e uno sberleffo cattivello, desiderava rovinargli il piano furbesco?

Indovina indovinello, come andrà a finire in questo duello fra Blanc & Bron, chi la spunterà in tale Cluedo cinematograficamente forse non tanto farsesco così come invece, inizialmente, apparve candidamente?

Acclamato dalla Critica, tanto d’aver già totalizzato la superba media dell’81% di pareri estremamente positivi presso il sito aggregatore metacritic.com, in effetti Glass Onion vale ampiamente le lodi ricevute e il prezzo della visione, al cinema tramite Lucky Red o in streaming su Netflix?

In quanto è davvero un film godibile e da mandar giù in un sol boccone, sapientemente magistrale nella messa in scena, ripetiamo, ricolma e pienamente infarcita di trovate geniali e prelibate? Oppure qua e là pecca di troppa carne al fuoco? Deflagrando in un minestrone insapore?

Attori perfetti, malgrado talvolta vadano a briglia sciolta sopra le righe, un Craig impeccabile ma non appieno carismatico e un Norton, dietro il cui personaggio aleggia sapidamente, in forma parodica, la “maschera” sbertucciata di Elon Musk, una Hudson/Birdie Jay da urlo a cui però l’ancora più erotica e assai discinta, disinibita Madelyn Cline/Whiksey ruba la scena, Jessica Henwick/Peg, Janelle Monáe/Cassandra Andi Brand, Jackie Hoffman, Noah Segan, Leslie Odom Jr./Lionel Toussaint, Kathryn Hahn/Claire Debella, un Dave Bautista/Duke Cody, sotto ogni punto di vista, in grande spolvero. Con l’aggiunta di cammei, invero un po’ inutili, di Ethan Hawke (irriconoscibile con gli occhiali da sole), Hugh Grant, della compianta Angela Lansbury, la campionessa Serena Williams, Natasha Lyonne e Kareem Abdul-Jabbar.

Glass Onion scorre che è una delizia e, dopo un incipit probabilmente inverosimile, compresi alcuni assunti logisticamente improponibili, se decidiamo di salirvi metaforicamente a bordo, possiamo goderne il viaggio e gli ingredienti del piatto servitoci… Su tale versante, in modo egregio, funziona al netto delle sue evidenti difettosità che, sottostante, evidenzieremo. Infatti…

Glass Onion esagera nei colpi, diciamo, di (s)cena, affastellando con sfrenatezza mal dosata un finale dopo l’altro in una sarabanda ridondante, giustappunto, per dirla come gli americani, di turning points, a lungo andare, stomachevoli e indigesti per lo spettatore smaliziato e sensibile che, almeno sino a mezz’ora dalla definitiva fine, era già sazio e non può quindi obiettivamente gradire tale sovrabbondanza di “portate” propinateci a dismisura infinita.

Glass Onion, inoltre, vorrebbe essere un Dieci piccoli indiani contemporaneo, anzi, postmoderno ma si dimostra, in molti punti, artefatto e, rimarchiamolo, ripetitivo.

Infine, funziona scialbamente come metafora anticapitalistica, invero retorica e scontata, sui nuovi e antipatici ricchi rampanti, chiamati qui disgregatori, figli non tanto dell’edonismo post-reaganiano ma più vicini all’era Trump. Proponendoci una soluzione dell’enigma indagatorio, sì, soddisfacente, altresì una fasulla morale buonista e consolatoria sul jeu de massacre dei cinici arrivisti e falsissimi amici che, onestamente, alle soglie del 2023 è aria fritta, roba trita e ritrita, ipocrita e già mal digerita.

Abbiamo citato gli attori coi rispettivi personaggi da loro incarnati ma, nel mosaico, manca un pezzo, ovvero un nome. Quello di Helen.

Guardate Glass Onion e saprete chi è, eh eh.Daniel Craig Benoit Blanc

di Stefano Falotico

 

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