Adoro Nic Cage in maniera sesquipedale e spingente!

Spinge di brutto da fascinoso, a suo modo, bellissimo, impossibile dagli occhi verde-acqua che bucano lo schermo

Spinge di brutto da fascinoso, a suo modo, bellissimo, impossibile dagli occhi verde-acqua che bucano lo schermo

di Stefano Falotico

Il pezzo, che qui sotto leggerete, fa già parte di un mio saggio dedicato a Nicolas! A sua divinità!

Rispettate Nic Cage, perché egli è l’incarnata spregiudicatezza incantevole della libertà focosa e melodiosa, anche da nipote infiammato e famoso…, non giudicate se non volete esser giudicati dalla sua incommensurabile bravura sofisticata e venir puniti a espressione (non) a(r)mata…

Con qual tronfio ardire, voi, pusillanimi e irriconoscenti di tal inaudito genio attoriale osa(s)te, da profanatori giammai posati ma infamanti, proferir parole criticanti al fin maligno di disossarlo.

Udirete la vendetta plagiata a mansuetudine vorace del rinato suo attore (in)capace ad assediarvi su carrozzeria di corporeo infiammarsi da ghost rider, riducendo le vostre carcasse, di cazzate, in carrozzina, e allora comprenderete la sacralità della virtuosità funambolica che efferatamente e con far esecrabile violaste, ridendo irredenti ma contenti della vostra pochezza mentale, su espressività che sempre “ponderate” per arruffianarvi la simpatia del giudizio altrui facile, falsamente amicale.

Nic, è vero, è patrono di successo perché indirizzato, forse di spintarella un po’ troppo raccomandante, effettuata dal padrino Francis Ford Coppola, uno con le mani in pasta dappertutto per “imbrogliare” leggermente le scelte di casting, mettendo buona parola da “mafioso” autoritario nel sentenziare che a “Nicholas” siano affidate parti importanti e poi andar a festeggiare assieme con tarallucci siciliani e vino delle migliori vigne internazionali nell’Hollywood “instradata” di discesa libera e frenante, ove le tortuose mulholland drive possono “fortuitamente” incrociare le lost highway da cuore selvaggio lynchiano.

Sì, una carriera che è stata senza dubbio accelerata ma tale averla ingranata in quinta non deve comunque ingannarci né far sì che possiamo distorcere, d’inutili dietrologie filmografiche al “retrovisore” appannante, ciò che è, di mia lucidità inoppugnabile, la viva, lapalissiana classe interpretativa, come poche, di Nicolas.

Laddove gli attori “seri” e boriosamente “impostati”, noiosi come potrebbe esser uno da Actor’s Studio imparato a pappardella, si rannicchiano, passo dopo passo e stanchezza crescentemente visibile, nella compostezza formale, alla lunga inflazionante e indigesta, il nostro grande, sorprendente Cage svia sempre permanentemente e felicemente d’incontrollabile impudicizia menefreghista. E non arretra dinanzi a nessun ostacolo, la sua faccia di gomma, che voi invece con estrema superficialità snobbate a sbuffargli l‘affliggente prosopopea da (s)pompati, ritenendola legnosa, lui riempie con assiduità meticolosa e di svettante talento innato nel tamponar beffardo il vostro tedioso vuoto pneumatico.

Ed ecco allora che Nic diventa enorme. Imbattibile proprio perché concentra nei suoi occhi, dalla fugacità furiosa e perennemente invaghita delle suadenti aurore, illuminandosi del più fervido bruciarsene dentro, quasi sventrante, l’irosa magnificenza persino masochistica e dolorosa, beatamente sbattuta in faccia contro quel che gli altri invece trattengono in sbiadita, opacissima “sordina” soltanto odiosa.

Da qui la ragione, anzi la regione “erogena”, violenta, scalpitante, trepidantissima dei continui, persistenti battiti alati delle sue nerissime sopracciglia oscillanti fra un’immobilità quieta e l’inquieto suo esser-non essere Cage, nipote di cotanto cineasta ma unico e inimitabile d’oscena, vividissima, sublime sua personalissima Arte maiuscola.

Da qui i suoi scatti nervosi, da uomo vero innanzitutto ancor prima d’incarnarsi performer perforante, strafottente, talora irritante, perché no, bestiale, un nugolo di rabbie pronte a detonare, a squillare, annunciate da un sereno variabile del suo sguardo tetro, melanconico, “nuvoloso” con picchi impercettibili d’un già intravisto cambiamento atmosferico a delineazione di palpebre camaleontiche, leonine, grintose, ringhianti, evolventi su impalpabile, mandibolare, primitiva raffica acuta dal caldissimo esplodersi nel ventre, liberandosi stupendamente dentro il vento e oltre le barriere restrittive del vostro inutilissimo tempo.

Nic è l’ultimo dei templari…

Chi se ne frega se non rispetta i canoni fottutamente classici degli standard recitativi?

Il suo strano volto, (a)simmetrico, rapace e ghiotto, di forma ovale e talvolta ottusa, non è michelangiolesco.

Ma Nic deve essere Castor Troy, pazzo alla Picasso, non un Adamo con la foglia di fico da Cappella Sistina.

Chiaro, giornalisti della mutua che annotate sempre i cazzi altrui per rimproverarlo di cattive note e quindi paralizzanti la sua autentica, spontanea naturalezza istintiva?

Nic è lombrosiano.

E io lo amo.

 

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