True Detective – Haunted Houses

True Detective Haunted Houses

di Stefano Falotico

Haunted Houses

Qualcosa è successo, qualcosa di brutto, di orrendo, di raccapricciante ed estremamente misterioso, d’irrazionale e inspiegabile… così, su due piedi non identificabile. Da scovare e indagarci, un incubo che ha eroso il destino e l’ha infranto paurosamente. Un colpo freddo in qualche punto della vita che ha spaccato l’apparente coltre tranquilla…

Ora, al sesto episodio, riusciamo vagamente a intuire perché nelle varie puntate abbiamo assistito agli interrogatori a cui son stati sottoposti Marty e Rust… ma è solo una nostra sensazione quella appunto di giocare stavolta noi al ruolo dei “fiutatori”.

Marty, nonostante gli sforzi, intanto non è ancora riuscito a conciliarsi con la moglie, “penzola” la causa di divorzio. Lei non riesce proprio a perdonarlo per le sue scappatelle, anche se forse è l’alibi per metter fine a un rapporto da ex coniugi che, negli ultimi tempi, erano appunto inconciliabili, incompatibilità di caratteri non ripristinabile. Maggie è dolce, premurosa, ancora ambiziosa e sogna di continuare il suo “tirocinio” da infermiera per esser “promossa” a medico, Marty, invece, forse a causa del lavoro che “indossa”, portava a casa troppo stress, e non è mai, neppure ora, riuscito a curarsi dalla sua indole brusca, dagl’impeti violenti derivatigli appunto dalla deformazione professionale dello star tutto il giorno a combattere la feccia. Come se gli stessi criminali, che gli “ronzan attorno” da mattina a sera, l’avessero contaminato trasmettendogli delle particelle di violenza, a mano a mano che son trascorsi gli anni, che si son infiltrate sotto pelle come dei demoni contagiosi e via via d’escrescenze sue comportamentali irruente e anche, sempre più spesso, manesche. Nel frattempo, ad aggravare la situazione, due bulletti hanno abusato della loro figlia. Insomma, una famiglia che sembra allo sbando e sembra esser precipitata nella confusione più assoluta e a quanto pare irrimediabile. Tutti i rancori, le frustrazioni di troppe scuse, sempre tenute a freno, soffocate e tenute a bada a “valore” della rispettabilità e della ricerca ostinata di un amore già bello che scomparso e deperito da tempo, son riemerse a ferirli, a distaccarli, a renderli alieni l’un l’altro, assorbiti solo dal rancido profumo vagheggiante della nostalgia irrecuperabile, della purezza perduta, della bellezza linda dei sentimenti adombratasi in maschere di cera stizzite, innervosite, colme di fegati “pugnalati” instancabilmente dal peso insopportabile del prender coscienza che tutto prima o poi finisce, il martello insistente, gravante del rimpianto, dell’ineludibile tempo che lentamente strangola e, a plumbee ferite non cicatrizzabili, persevera nella sua universale opera di lacerazioni alle anime. Sfiancandole, rinsecchendole, rendendole schiave d’impietrite emozioni come uomini soltanto ischeletriti dal panta rei inesorabile a marcescenza dell’imbattibile circolo estenuante della vita. Così come l’America, come Rust, forse, nelle cui iridi è stampata la disillusione cinica delle dure verità esistenziali. Il suo coriaceo aspetto, da imperturbabile investigatore tosto, cela, in fondo, le ragioni del suo virar soventemente ai misticismi filosofeggianti, quell’aria da stallone ieratico è un’altra maschera a nascondiglio dell’intuito fenomenale che ha e del cui dono deve sopportare il martirio. Perché chi più è bravo e veloce a capir il mondo e le sue dinamiche, chi meglio sa muoversi nella giungla e negli “stagni”, paradossalmente vien rapito lentamente della sua anima, trafitta vien strozzata dalla lucente, fulgida, chiarificatrice coscienza. Ammanta il tutto umano a fantasmatico, atroce, imperterrito, stancante dissolverlo. Ad asciugarlo nell’amarezza, ché eppur si muove, forse per darsi un tono, per inerzia che si fa forza propulsiva dell’inevitabile cammino se non vuoi morire, o forse così stai solo morendo più “dolcemente”.

Rust intanto continua le sue indagini da solo, all’oscuro di tutti, a sua “s(i)curezza”. Rintraccia il reverendo della confraternita, adesso ritiratosi a vita privata da “ubriacone”. Incalza con le domande, il reverendo esita, è titubante, prima dà risposte banali, di circostanza, come si suol dire, quindi, sotto la pressione dello sguardo calmo ma commovente di Rust, anche forse per debellare la sua anima da quel qualcosa d’orrendo e agghiacciante che, per paura, non vorrebbe più vedere…, confessa, quasi a mo’ di “ammenda dei suoi peccati”. Perché è un brav’uomo e non può mentire.

Allora, riferisce a Rust che, durante una notte, inavvertitamente fece cadere un vecchio, impolverato libro di un mistico francescano del dodicesimo secolo. Cadendo a terra, aprendosi, il libro fece scivolare una cartella, in esso contenuta, racchiudente foto di bambini nudi…

Poi, ritorniamo al matrimonio fra Marty e Maggie. Lui casca nel vizietto e la tradisce ancora con una giovane ragazzina.

Maggie non resiste, è disperata, e alla fine, in una notte buia, lo tradirà proprio con Rust…

Andiamo a farci una birra?

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