John Wick – Capitolo 2, recensione

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Ebbene, in attesa dell’uscita oramai imminente nelle sale di John Wick 3, una recensione libera in puro mio stile falotico di aggettivo e di significato letterale del termine, ovvero stravagante.

Sganciata stavolta da ogni convenzione editoriale, allineata all’emozionalità più disinibita come questo strepitoso sequel del capostipite, probabilmente ancora più bello, appunto, del suo progenitore.

Torna in cabina di regia Chad Stahelski, qui non appaiato a David Leitch, il quale confeziona un’esperienza cinematografica di natura videoludica pari alle migliori trasposizioni dei fumetti di Alan Moore.

Una graphic novel di quasi due ore di durata che scorrono liscissime senza un solo attimo di tregua per un’altra avventura giammai esitante a spingere sull’acceleratore verso la più esuberante adrenalina appassionante.

Come da sinossi del Blu-ray, per il quale vige l’ordine inderogabile, miei collezionisti cinefili, di averlo seduta stante se ancora, colpevolmente, non l’avete acquistato, leggiamo brevemente sintetizzata la trama di questo film iper-stilizzato parimenti elegante come i fini, sartoriali abiti d’un Keanu Reeves ancora in forma super smagliante.

Torna il leggendario sicario John Wick, costretto a mettersi in gioco grazie a un ex socio che trama di prendere il controllo di un’oscura organizzazione internazionale. Vincolato da un giuramento di sangue, John decide di aiutarlo e si dirige a Roma dove affronterà alcuni dei più spietati killer al mondo.

Sì, il boss della camorra Santino D’Antonio (Riccardo Scamarcio) ricatta John Wick. Ché, anni prima, aveva stipulato con lui un pegno sanguigno. Chiedendogli di recarsi a Roma per assassinare la sua losca sorella Gianna (Claudia Gerini).

John inizialmente rifiuta in tronco, al che Santino gli fa esplodere la casa con un colpo tremendo di bazooka.

A quel punto, John Wick è costretto ad accettare.

Scende nella Città Eterna e, in una notte omicida tra i fori imperiali ove impazza una festa discotecara, fa piazza pulita d’ogni nemico crudelmente abissale.

Quindi, approda nuovamente nella Grande Mela ma siamo soltanto all’inizio di altri massacri bestiali.

Nel film, verso il finale v’è anche una reunion matrixiana fra Keanu e Laurence Fishburne, Ian McShane gigioneggia con stile immenso, mentre il villain Scamarcio e l’altra nostrana Claudia decisamente sfigurano, sebbene Stahelski, grazie a riprese futuristiche, tra sfavillanti giochi di specchi spettacolosi e sparatorie coreografate in modo non plus ultra, tiene comunque alta la tensione e ci fa scordare di questi due incapaci totali.

Quasi capolavoro.

di Stefano Falotico

 

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