Martin Scorsese, prostratevi!

You talking to me?

You talking to me?

 di Stefano Falotico

The Irishman Scorsese girerà perché ho decretato così, lunga vita al Martin mio amato, e non osate mai calunniarlo!

Fulminanti nevrosi turbinano reattive a propulsione energica del mio vago inalarmi uno “schizzato” in naso freddo, metafisica fra carnivore risate “gioiose”. Di tali pavori d’allegrezze vostre mortifere, oh miei mostri, io volentieri mi squaglio nel ciel sereno, morigerato e poi, se mi va “a tiro”, innalzante poesia mistica in mezzo a questo cattivo gusto tanto di moda del demistificar la verità. E volo, “innalzandolo” e poi (a)scendendo in libagione atea, prurigine mia libidinosa in fighe e culi di gran “lievitazione”, moltiplicando il “pene” in lievito di donnone ch’abboccano su orgasmi d’un solo “pesce” abbondante. “Palpeggiate” come la mia p(r)osa si ramifica nel vento, come svelto la svela e florido lo dimeno, oggi (dis)illuso/a, domani a chiudervi nelle tombe, troioni! Anche il Papa è peccatore, si dichiara il primo che alla “meretrice” scaglia pietre per levigargliela in calli “pomici” poco cattolici ma bagnanti l’ostia del “di-vin(izzarl)o”, intagliando il Vaticano a lanzichenecco, lanceolato infligger San Pietro di “Cappella” sua nella “sestina” del capriccio erotico alle suore angelicate su cui egli, d’alcuna Pietà, forgia “scintillandolo” come la Creazione di Adamo di Michelangelo. Il Papa dà Luce al suo “lucidarlo” fra i lucernari e le luccioline, tanto sa che l’Altare della Patria è un monumento fascista e la Fontana di Trevi sguazza di Ekberg dalle forme non geometriche ma giunoniche sempre migliori del chierichetto “giulivo”. Fra gli ulivi, Gesù perì già gemente a Getsemani nell’ultima tentazione di Cristo, quando Barbara Hershey gl’apparve nuda in seno profumante di fragola e clementine, cremosa di sputtanare le false credenze e schiumosa lussuria della clemenza, travolgente a “imboccarlo” lungo… il “girovita” della crocefissione nel suo urlo “Porco di un Dio della Madonna, mia madre è stata inseminata artificialmente dall’alto e le cicogne son oggi cigni neri come la verginella ambigua di Natalie Portman”. “Galattica” principessina sui piselli delle guerre stellari di George Lucas al Lucca Comics, con tanti nerd fringuelli a sgolante, crollato sognarla in Neil Gaiman stardust. Quella signorinella che “soggiogava” i suoi servi, dai nervi poco saldi, sbavanti in sventolarla vedo-non vedo da corona spinosa come il Cardinale De Niromission(ario) di che cazzo di gesuita è mai questo? Un Mendoza che primo mendicò la figliola che si scopò il fratello di sangue mendicante, quindi lo accoltellò ficcantemente salvo, di Pentecoste sulla costola flagellata, pentirsi fra le cascate del Nilo… insomma, da un cavallerizzo al coglionazzo senza più le palle. Prima, Scorsese optò per De Niro, appunto, quando volle redigere il suo Vangelo secondo Matteo ma, pasolinianamente, scelse poi il ferrariano Willem Dafoe. Una faccia talentuosa ma di merda che mai “sfondò” da stella ma da stallone inchiodò Colagrande Giada di spermatiche unioni colanti-americanoitaliane della “Comunione” giudeocristiana tra forse inconfessabili rapporti anali. Giuda ladro fu Harvey Keitel, memore di Sport del Taxi Driver. Pappone bastardo a cui Bickle sparò after hours… perché doveva sfogarsi non andando a prostitute minorenni, come invece voi maialoni, ma salvò Iris dalla strada, ridonandole la giovinezza rubata e rischiarando le sue iridi dal manigoldo manesco raschiate come l’unghia del suo mignolo mancino nel “d(is)os(s)are” l’eroina del suo truffaldino, grazie a un puritano giustizialismo da Charles Bronson ed eroico, salvifico gesto morale senza prediche domenicali, calibr(at)o nel gran figlio di puttana e lo svuotar le pall(ottol)e dei criminali.

Travis è come me. Vuole viverla e sentirla da straniero a cazzi suoi e, se glieli fai girare, ecco che preme il “grilletto”. Non del punto G, o lato B, della femminilità oscenamente schiaffeggiata dai men’s club ma da farti un culo che te lo spacca in tre pistolettate nette. Recidenti, quasi “invisibilmente” eppur addolorandotelo peggio della via crucis.

Parola del Signore, sia lodato Travis Bickle e alleluia al suo lumino notturno di tutta Luna.

Chi contesta gli ultimi film di Scorsese, da me riceverà solo stigmatizzazioni come le mani di Padre Pio. Santo ma da lasciar in Pace se non vuoi che ti riempia di ceffoni. Ah sì, brutti ceffi , Padre Pio era buono e caro ma, se gli rompevi i testicoli, te le suonava a din don e “dartele”. Fra’ Martino il campanaro e ai “piacioni” George Clooney l’amaro Eros Ramazzotti su tante botte, altro che Martini, no party. Padre Pio partiva in quinta, ti sradicava il piccione viaggiatore e ti cacciava pure l’acceleratore di peda(la)te nel sedere, caro “culone”. Se Lisa Snowdon cantava “Tu scendi…” a George d’accenderglielo, come primo regalo di Natale, al freddo e al gelo per riscaldare la vostra miserabile idiozia agghiacciante, dovete compravi l’illuminante filmografia completa di Martin!

Qualcuno gli contesta Hugo Cabret, perché lo reputa un film “non suo”, ma un dolce, patetico omaggio. Non ha capito nulla, perché Martin è uguale e simbiosi a Max Cady, filosofeggia meglio di voi! Martin adora le favole tristi. Se non vi piace, fottetevi!

Ora, vedremo The Wold of Wall Street, quindi Scorsese è pronto per il sempre annunciato e rimandato Silence, storia di due religiosi evangelici nel Giappone medioevale. Come volevasi dimostrare il suo perfetto percorso artistico calvinizzante, fra un Paul Schrader calvo dall’eternità di suo masochismo innato e il progetto biopic su Frank Sinatra. A proposito di neve, miei pagliacci, pare abbia scartato la versione del romanzo The Snowman. Lasciasse questi thriller “nordisti”-scandinavi a Fincher e al nuovo Millennium dei falso progressisti. Io mi tengo il suo classicismo e non scassarmelo! Vai ad Amsterdam e, fra le dighe, drogati di riga con una zoccolona di Praga. Fra i canali di scolo va il tuo fall(it)o annacquato. Ammalato di marcio.

Ma ciò che m’attizza maggiormente è The Irishman. “Convertire” la novella… di Charles (non Bronson ma siamo oltre) Brandt in De Niro-Frank Sheeran e Al Pacino-Jimmy Hoffa. Se impettiti sbuffate un “Uffa” dirimpetto a un’altra storia di bravi ragazzi, ci sta la rima dell’evirarti il cazzino, previo circoncisione a incazzato fra i tuoi abbassati calzoni. La mezza calzetta della Befana di tua madre non ti parerà con visioni buoniste, oh oh mio cioccolatino. Perché tua madre ama l’uomo negro…
Lo so, in bagno si tocca di quel sogno “dolcetto”. E io le cago, dallo “sciacquone” suo, di gran scherzetto, pulendogliela nel bidet. E gridandole “Basta col fartela da te, finiscila di allen(t)arla, sii Maddalena e ora spogliati milf dinanzi a me”.
Sì, è un cesso ma così sono tutte le donne dopo i 50, nessuno vuole più inchinarle a novanta.

Io invece do lustro all’immaginazione, mi chiamano l’ultimo dei maledetti.

Quando il mio amico ti disse di star attento a me, dovevi ascoltare quella “messa”.

Perché ora te lo metto.

Sei pronto? Allora… I heard you paint houses, ti stai pisciando nei pantaloni, mio nanino onanista col “Penthouse” di smanettarlo? Bimbetto “bacon” che hai messo il becco in questo versetto di tuo presto hamburger? Dissolvenza, ora le pareti della tua casetta, il lupo insanguinerà come Samuel L- Jackson e il suo “salmo” della “Bibbia”, Ezechiele 25,17.

Un passo falso puramente inventato di stronzata tarantiniana. Ma io adoro gli stronzi.

Non ti fanno scompisciare di matte risate? No…? Eccoti servito. E le patatine ora? Che salsa agra, eh?

 

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