Bringing Out the Dead

Forever Night

Forever Night

di Stefano Falotico

 

Bringing Out the Dead…

Melliflue notti incenerenti ad asma ventricolare del guerriero assopito nell’ambulanza crociata…

Esiziale è l’attimo affranto di non aver potuto salvare una vita umana, e ancor più il senso addolorante di colpa s’imprime acuto nelle profondità della tua anima spellata, denudata da oltretomba, che non si perdona e, lacera, vien inghiottita da spasmi logoranti, avvolgendoti nel delirio workaholic della sua stessa rapitrice, soffocante dipendenza ammorbante.

Le tue iridi, da santo, lacrimano il sangue d’altri morti che non resusciterai.

Tu, battagliero principe, innalzante lo stendardo del primigenio immolarti a difensor geloso del più sacro valore… esistenziale, cioè proprio la vita, la sua metafisica intangibilità.

Nel lungo peregrinare notturno, la “fiamma ossidrica” del tuo cuore si sta estinguendo, espugnata dall’assorbente “macchia” che t’offusca languidamente nella spettrale voragine della latente, via via ascendente sofferenza mai a catarsi rinascente. Piangendo, come una strangolante letalità virale, ammantata e ammaccata dal madornale cannibale tuo a “pasto nudo” che si sta insinuando, da vampiro gocciolante prosciugato nei vivi respiri, nella lenta detonazione del delirio.

Il tuo viso va fuori controllo, si spacca in mille pezzi feroci, frangendoti tra potenti, dolenti spasimi. Non dà tregua quel mormorio rapitore, ti divelle il sorriso e “contorce” la candidezza dei tuoi occhi in follia frenetica alla vana, impossibile ricerca di fuga e redenzione. Non s’attenua la morsa e ti strozza ad abissi recrudescenti della colpa che, martellante, infingarda e subdola, sta divorando il nitore della bellezza…

Sta(i) svanendo nel mortifero sonno dell’irrazionale, sfrenata paura d’aver scelleratamente peccato. Non sei riuscito ad animare il battito cardiaco della tossica minorenne di nome Rose, l’angelo “sporco” e perciò iridescente, puro nella sua acerba, pulsante adolescenza oramai irreversibilmente defunta, “amputata” e già ascesa, speriamo, nell’aldilà…

La voce mastodontica, “funerea” e miracolante di Frank Sinatra scandisce il ticchettio dei flussi vitali “elettrizza(n)ti” destinati a spegnersi, è la melodiosa musicalità stupenda che asperge i rintocchi del tuo “sterile” defibrillatore da martire, l’inebriante soffio magico che s’intinge, come il bacio soave dei cherubini, nella marcia verso la “chimera” del Paradiso. L’apoteosi lucente della meraviglia dinanzi al calvario dell’immane nonsense della vita.

E tu, Frank, Frank Pierce, gemi latrante una nuova, funeraria, impotente ira sommessa, la “vanità” del tuo “mercenario” consacratosi al supremo pronto soccorso, piangi flebilmente dinanzi alle già affievolite, (s)morte vite d’altre anime decedute e poi, distrutto, racchiuso nella sfera concentrica della tua ambulanza, cavalcherai ancora screpolato ardore nell’imperterrita, gracchiante marcia rabbiosa della tua inestirpabile inquietudine. Non la domi, ne sei spaventosamente circuito a raschiato “teschio” del tuo cuore “spremuto” fr’accelerazioni illusorie, sterzate scattanti e il tuo insopprimibile sterno bruciante l’urlo inascoltato, che tu, giammai alleviandolo, eternamente “ausculti” nell’etereo pudore della tua troppo alta moralità da “vinto”.

Freme ardentissimo il candelabro lo(r)dato della tua anima tempestata, afflitta come solo Paul Schrader può decantarla, incatenarla e far guaire nel suo driver da light sleeper.

Sei rotto dentro, Frank. E adesso la tua anima, imprigionata forse per sempre, sta dirottando anch’essa nell’impalpabile “lietezza dolce” dell’ultima nudità febbricitante, l’esalazione estrema del tuo cavaliere (p)un(i)to da un Dio (in)giusto.

Inquadrature deformanti, la fotografia fantasmatica, chiaroscurale di Robert Richardson, le prospettive sghembe, zoomate e allucinanti, gli improvvisi cambi di registro registico, un cast straordinario di bravissimi comprimari, un Nic Cage perfetto, che “fa male” nel suo sordo, accecante silenzio…

Tratto dall’omonima novella di Joe Connelly, il più incompreso capolavoro del grande Martin Scorsese.

Un film che ferisce, dormiente è gridante, armonica vividezza detonante.

Nella vita prima e dopo la morte, durante il viaggio…

 

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