Discussioni di Cinema e su De Palma

di Stefano Falotico

De Palma

 

È bello parlar di Cinema, è una cosa che mi allieta, mi sprona, mi dà gusto e ne parlo sempre dunque volentieri. Anzi, il Cinema alimenta le mie giornate anche perché, in fondo, del resto non è che me ne importi molto. Sono arrivato a trentaquattro anni e vi devo far una confidenza. Un anno fa pensai che, scattati i trentatré, sarei morto, essendomi sempre molto identificato con Gesù. Invece, non morii e sono sempre qui, non so se vivo ma non vegeto di mio cervello pensante. Ora, non distraiamoci, stasera voglio andar a parare su Brian De Palma, su Oliver Stone, su Spielberg e compagnia bella.

Chiariamoci, De Palma è sempre stato il regista più sottovalutato fra quelli d’avanguardia emersi negli anni settanta. E sapete perché? Perché, fra i grandi nomi che qui vi citerò, è l’unico a non aver “azzeccato” proprio all’epoca il film “spartiacque”. Coppola, ad esempio, ha il suo iconico Il padrino di saga epocale, con tanto di sagre “paesane” da suo paese d’origine, Bernalda, e consacrò la sua fama planetaria con l’immenso Apocalypse Now. Spileberg ebbe Lo squalo e via d’avventura in altro sguazzar poi da miliardario, cimentandosi nel Cinema “impegnato” solo con Schindler’s List, quasi un trentennio dopo. Scelta tanto a fargli onore, a dargli anche dei giusti Oscar perché il suo capolavoro non si discute, ma gli fece montar la testa, a mio avviso, appesantendo lo spirito “infantile” del suomodus operandi in fatto di celluloide. Cioè, da intrattenitore geniale, spericolato, inventore di storie “extraterrestri”, a didascalico “educatore” di polpettoni tanto pomposi quanto, stringi stringi, ben poco emozionanti. Scorsese invece trovò Taxi Driver. Quando giri un film così, be’, puoi anche ritirarti in pensione anticipata. Per nostra fortuna, alla sua età, non è un suonato ma presto tornerà a suonar la carica con Silence.

De Palma invece no. Anche se Vestito per uccidere è un film che, sotto un’ottica proprio sperimentalistica e di visione già anticipante il postmodernismo del suo stile, non ha nulla da invidiare ai sopraccitati filmoni dei suoi colleghi-amici. Anzi…

Un discreto successo lo ottenne solo con Scarface. Pellicola oggi tanto mitizzata quanto però, alla sua uscita, fortemente e aspramente “distrutta” da una “critica” aff(r)ettata e snob, troppo purista e miope nel volervi vedere solo un remake insultante l’opera originaria di Hawks da “blasfemo” inusitato. Come a gridargli: “Come hai osato toccar l’intoccabile?”. Brian poté, può tutto, d’altronde è lui che ha firmatoThe Untouchables…

Scarface (1983) Blu-ray Screenshot

 

Scarface, perciò, giudicato “discreto”, secondo me magnifico, a suo modo (un) classico d’un trio suo delle meraviglie, annettendo in tal podio proprio Gli intoccabili e Carlito’s Way. Ove De Palma trova la perfetta mistura appunto fra classicismo, citazione stessa dei classici da cui trae ispirazione, omaggiando i maestri del passato, e altresì riesce a inserire i suoi celebri, spettacolari piani-sequenza, le sue impressionanti zoomate di dolly rot(e)anti, la proverbiale, controversa propensione per il barocco “smodato” e la carrellata, in senso fig(urat)o e meno del termine, d’inanellare scene già cult di sua poetica e tematica personalissima, il voyeurismo che incontra l’occhio penetrante della macchina (d)a presa dentro i suoi cardiaci battiti da profondo conoscitore dello “strumento” iper-percettivo, eccitantissimo.

Scarface porta la firma di Oliver Stone come sceneggiatore. Il quale, invece, come regista mi ha sempre lasciato col giudizio da bicchiere mezzo vuoto. Perché tecnicamente ineccepibile, ma logorroico, tremendo quando scambia il Cinema per un “documentario”, per un mockumentary come nel caso diThe Doors, film orrendo, o ancor peggio quando confonde il caso JFK per un trattatello da complotti che, anche se fossero ver(osimil)i, per il modo tronfio e retorico con cui li racconta, ti fa scender la catena e non (t’)appassiona. Solamente noia… e ribadir pedissequamente l’ovvio, il già visto di trito e ritrito fra “moviole”, ralenti, fermi-immagine che dovrebbero indurci ad analizzar meglio il tutto, il “lutto” della tragedia, e invece son così fottutamente una palla al piede, un lungometraggio lunghissimo, interminabile, con un Costner bravino ma che, conciato di capelli brizzolati, perde anche il fascino del sex symbol ch’era.

Insomma, per farla breve, per essere un grande, caro Stone, non serve una laurea in giornalismo ma un cervello di fantasia strabiliante come De Palma.

Spielberg aveva un cervello simile, ma i soldi e la Dreamworks gli fecero perdere i (nostri) sogni.

Sogni d’oro, dunque, sognate con Brian. Attenti però alla Dalia Nera.

Black Dahlia

 

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