“Killing Season”, Review

DON’T TAKE YOUR GUNS TO TOWN

Falchi e cervi nell’imbrunir melanconico del favoloso Johnny Cash, in mezzo la guerra e rancori da “medaglie” al valore.

Armi e scagionarsi dal Peccato del desiderio umano di essere “uomini”. Polverosi cowboy nel panorama autunnale d’una tetra stagione dell’orrore, che scalpita a ferir cicatrici d’una rimarginazione mai estinta.
Pulsan le rabbie, il dolore non s’accheta e, per scacciarlo, Benjamin Ford (De Niro) va a viver lontano dalla città… Tra gli spettri ombrosi dei verdeggianti fiumi, le chiome vigorose del forestale buio, il suo lupo illude d’ammansire.
Fantasma già morto, sangue coagulato in reliquie d’asceta roccioso. Muro di zigomi lacerati dall’artiglieria e dalle trincee. Sardonico morso alla sua anima espirata, cullata dal tepor d’una insistente ballata a ingrigita perla di grinte stanche.
“Dracula” è il vampiro dei suoi sogni perduti, essiccati da sua stessa pelle martoriata, raggrinzita nelle iridi coriacee di Emil Kovac, un serbo nella sembianza “impossibile” d’un Travolta sospirante gracchio sporco e disillusione a ogni battito della sua nera barba.
Occhi sibillini e a trangugiar amarezza, a sputarla in catarsi di labbra rossissime. L’erta vanità del suo Cuore spento, ad apice d’infernale bocca “addentata”. Ora carnivora, un “mostro” gigantesco e minaccioso.
Rispunta da un fascicolo nascosto un volto conosciuto, Benjamin quasi Kurtz, ma Emil conosce il tenebroso Benjamin e non viceversa, nonostante si siano “sfiorati” in un attimo fatale e “omicida”.

Dissolvenza e una rigogliosa, ancestrale baita scandita dalla notturna ed epica colonna sonora di Christopher Young. Ispirato come un’aquila, come un cacciatore acquatico dell’emozioni distrutte, risorte in lucentezza glabra, divinatorie agli arcani incanti dopo le piogge e i tormenti esistenziali. Non v’è vita più in Benjamin, crepuscolo d’affetti che han bruciato anche l’ultimo elettrico suo esserci in suo figlio amato, che non vede e non vuol più però vedere da anni.
Che “cattura” per sporadico, effimero trancio di scossa. Roco, inabissato nella Notte più profonda.
Ludro il bosco si sbriciola e fruscia in una vendetta ad “asserragliare” il nemico di tutta una vita, o solo un alibi per andare avanti.
“Fortuitamente”, Emil si trova dalle parti di Benjamin. Un solito guasto al motore, te lo riparo io. Buona serata, copriti, fa freddo. In giro, ti daran ospitalità. Ma le gocce di “rugiada” colan violente sotto la Luna fosca.
E Benjamin ci ripensa. No, non può abbandonare un forestiero nel bel mezzo della tempesta. Creperà “assiderato” o sbranato da qualche “bestia”.
Ingrana granitico la marcia indietro, accorre in suo “soccorso” e gli riscalda la cena. Fra una chiacchiera amena e il teutonico liquor amarognolo Jägermeister, “logo” centrale da deer hunter indelebile, marchio di fabbrica nella citazione di un colpo solo.
Non scolartela in fretta, ubriachiamoci da saggi “bracconieri” della nostra pellaccia. Ci siam salvati dall’orrore… C’eravam imbarcati fra gli squali della nostra purezza.
Siamo induriti ma sopravvissuti.

Good night and good luck, my “friend”. Il domani, o il Passato, però non muore mai… Non lenirà. Frecce troppo appuntite, una dinamica balistica d’un “Cristo” flagellato, oggi orso delle nevi, che riscocca furioso.
Attento Benjamin, sei invecchiato, i riflessi son un po’ arrugginiti, Emil è più giovane, grande, grosso e carico di rabbia mastodontica.
Vuole ucciderti lentamente, ci sei arrivato tardi, sai?
Entrambi esperti, tu maestro quasi alla Rambo in un De Niro più credibile di quanto l’anagrafe potrebbe far sospettare. Scaltro, di smorfia dentro il licantropo ancor scattante, veloce di mira freddissima.

Incuneato nella grotta dei peccati.
Una bella sfida, interrotta da qualche ingenuità o frettolosa, sdrucciolevole trama con alcuni buchi e “tranelli”.
Archi, sbronze a macellarvi, cascate schiumanti…, fiotti nervosi da schiacciasassi e il macigno della colpa.
Ammazza il bastardo, non graziarlo ancora. Prima di sparargli a “Salve, siamo entrambi vittime scarnificate, cinici perché rapiti dei polmoni vitali”, quasi un “ralenti” a fermar in primo piano De Niro, martellante di monologo più emblematico d’una revisione storica giocata d’approssimazione e retorica. Meno propagandistico del previsto, raggrinzito in cerea capigliatura argentata… e d’occhi “innervati” nel pianto singhiozzato, “commosso” in gola.
Sta sorgendo l’aurora…
Guardami negli occhi, amico-nemico-fratello.
Torniamo a casa?

Abbiamo entrambi imparato la lezione. Si può morire dentro, ma possiamo e dobbiamo respirare, rinascendo. Crepitar perché non del tutto morti. Anzi.
Dai, goodbye da amici, lottatori e un caldo abbraccio di anime spezzate, per nuove lietezze a brezza del rinnovato, finalmente, mattino.

L’ho visto oggi pomeriggio in lingua originale, attraverso il Tubo, ove è già disponibile.
Se l’avesse firmato, come inizialmente stabilito, John McTiernan, forse sarebbe stato un grande film.
Mark Steven Johnson comunque, nonostante le molte stroncature in “madrepatria” e il suo background da Daredevil ciechissimo-inguardabile, confeziona una decorosa avventura più vera di quanto si poteva immaginare.
Anche se, ripetiamolo, falsa un po’ gli accadimenti “reali”.
Ma, in effetti, la sceneggiatura black list di Evan Daugherty è buona, schiacciata e traballante solo per colpa dei limiti “commerciali” imposti dall’egida Millennium Entertainment, il cui capo Avi Lerner par che propugni il motto “Taglia-cuci-non aggiustar né va perfezionato nulla”, e Johnson si “limita” così arbitrariamente, “d’accetta”, a un compito svelto, discreto che “sbava” cruento in un paio di scene “marchiate” in forte truculenza e senso spettacolare un po’ monodimensionale. Poco sfumato e poco dilatato, in una narrazione compressa per le facili immediatezze di massa. Un film che, se diretto da man più maestra, poteva magnificarsi in poetico, gelido canto dei cigni.
Allora, perché 4 stellette? Perché nell’insieme è efficace, ha momenti appassionanti, regge la tensione, reggono benissimo il grande Bob e un Travolta bravo, simpatico. Stronzi tutt’è due.
Tiratori scelti, tant’è che, appena uscirà nelle nostre sale, me lo risparerò.

(Stefano Falotico)

Killing Killing 2 Killing 3

 

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