The Punisher, chi è Frank Castle?

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Chi è Frank Castle? È the Punisher, l’uomo traumatizzato per eccellenza che, sotto i suoi occhi, ha visto maciullare la sua famiglia e che non vede vie di redenzione se non immergere i suoi occhi enigmatici in sprazzi e “spruzzi” splatter di angoscia ancor più catarticamente violenta, “commettere”, sì, la stessa violenza che per tutta la vita l’ha perseguitato e  gli dona per qualche attimo indistinto la pace mai ritrovata. Insomma, un’evoluzione automatica, da macchina di guerra, da vittima a carnefice. Ha il volto da duro puro di un ottimo Jon Bernthal, il corpus anche attoriale giusto, che fisiognomicamente ricorda i volti di pietra delle giungle metropolitane dei reduci di una guerra lercia, come tutte le guerre, in cui gli innocenti hanno versato infinito sangue e i sopravvissuti sono morti dentro, ma forse solo a metà. Con nel cervello sbriciolato ancora ricordi di passionale tenerezza, con cuori granitici come i macigni che lui distrugge nel suo lavoro “sotto copertura” da operaio, ma che respirano flebili di sentimenti umani. Sì, non è del tutto perduto Frank il punitore, le sue notti sono insonni oppure, per devastante dolore, il sonno lo travolge, lo soffoca e lo macera in una coltre nebbiosissima d’incubi allucina(n)ti. E passeggia incappucciato sotto la Luna della sua anima sfibrata, incancrenita, ruvida come una quercia secolare che vien erosa ma non è crollata. Questo è questa serie, amata ma anche criticata, apprezzata ma anche guardata con sospetto, respinta, addirittura boicottata. Brutale, fortemente “noiosa” volutamente, perché persone come Frank vivono di silenzi interminabili, i loro sguardi sono bagliori incandescenti del magma lavico di un’anima sbucciata, stuprata, che sanguina più del sangue che fa schizzare dalle teste martellate delle sue vittime. È un fantasma, laconico tiene tutto dentro, ma comunque va avanti, invisibile, lugubre ombra di una vita spezzata, riannodata in neuroni che si riaccendono di botto e poi esplodono, schizzando ancora nella folle lucidità di un martire monumentale. Da vedere, anche da non amare, non è obbligatorio che piaccia. Ma Netflix è scatenata e partorisce un altro colpo imperdibile che spiazza, che ipnotizza, che lacera e sonnolento entra sotto pelle. A ognuno poi il suo giudizio.

di Stefano Falotico

 

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