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Venezia Morte amour, quant’è bello il Sole dell’uomo al sol(d)o del suo “sale”

Madalina Ghenea

Mareggiate, la barchetta sfila soave e la cantilena grida tonante la malinconia andante fra tanti ipocriti e cerulei viandanti, prosciugati oramai nell’anima, sol le “stelle” di Hollywood amano ma non m’incantano perché io bevo il brodo col dado Star, lontano dalle passer(ell)e e da questi fatui baluardi. Sempre per qualche diva, nella lor “Youth”, sbavano, cosicché in piscina, mentre nell’acqua, non marina (Ripa di Meana) bensì di cloro lontano dai cori, piscio e scoreggio a malincuore, m’appare tutta ignuda Madalina per il mio “mandolino”, e qualcosa, da sotto, da “ino” a “(cogli)one”, nano e onanistico per questo culetto bello bello, si “alza” rizzo da mandrillo birichino, di uccell’ canterin’. Eppur “non mi smuovo”, pachidermico nonostante l’attizzante sua epidermide, ripenso a quando al Lido fu proiettato Cop Landah, che grande, panzuto Stallone a fottersene nonostante il suo “storpio”. Sordo e inascoltato dai “furbi”, un gran “Casinò” fece a quelle feci. Poi, ammirò il fiume Hudson con le sue felci. Quante stronze femmine, quanti o(r)moni in questa vita che non è affatto rose e fiori. Eppur me “lo” sfioro, delicatamente” lei è un gustabile foro. Sono un cattivo tenente, questo “mio” mi tengo. E state tutti/e attenti.

Così, fregandomene della beast of no nation, Madalina vi porgo in Cinemascope.

Ma il dubbio da “mercante” rimane. Quale cane se la scopa?

Qualcuno “lo” sa(le).

Tal mio scritto si chiama delirio dell’ammosciato.

Sempre meglio di quelli “tirati” a “lucido”.

di Stefano Falotico

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Daredevil, la serie Marvel capolavoro di Netflix, (as)saggino, un altro assassin(i)o

Danz’acquatica d’uno spettro “raggomitolato” nel suo (ar)can(o) esistenziale, fantasma traslucido di creaturale bontà ambigua nel “bel” mezzo degli orrori moderni, tra periferie “sciupate” delle angosce notturne, un vag(it)o… e altro dark vampiresco. S(c)ale… nel suo firmamento “stellato” d’imprese azzardate, salvare dalla malvagità degli “orchi” i bambini sfortunati, prede già dei lor demoni interiori, come la sua dostoesvkijana “scissione” fra uomo “normale” e recettivo iper-sensitivo “cieco” e dunque più vedente dei morti non viventi. Cala la luna nella lugubre sua (co)razza sol mascherata d’un qualunque “idiota” precipitato nel circo della società e della sua foll(i)a predatrice. Aspetti ogni episodio col fiato in gola, perché i Murdock respirano emozioni, sopravvivono e si rialzano, ballan freak in questo parto malato del mondo mai nato.

di Stefano Falotico

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Un imbruttito De Niro per Beautiful a Broadway, pelato perché già Bernie Madoff

Ecco De Niro che fa piacevole visita alla compagnia teatrale bella.
Rasato e ingrassato perché sta, proprio in questi giorni, girando il film The Wizard of Lies, in cui vestirà i panni del fraudolento delle frodi finanziarie più bugiarde e truffaldine, Bernard Madoff.

Sempre magnetico nonostante il trucco abbruttente, camaleontico di razza.
Ammiratelo!

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Alle mascher(at)e del Festival di Venezia, preferisco il mio can(to) da Mercante, (ridon)Dante

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Attorno al selciato del mio cam(m)ino, in tal vi(t)a impervia d’erosioni e scrosci “artificiali” d’una immaginazione senza fronzoli, dalle ribalde ali “smagrite” e stanche, arranco, sognando un vascello colmo di pirati e un galeone da “dipingere” nella tiepidezza della mia nostalgia mai doma né rassegna(ta) delle stampe.

Da tempo, sì, infatti, ho un sogno ossessivo che mi perseguita. Al “chiarore” spettrale della Luna nera, quando il suo plenilunio, così d’incubi foriero, mi (s)f(i)ora, molto prima della schiarente, robustamente schierata, schienante, fatal aurora, vedo nella mia fase REM Jack Nicholson, in pensione, in pena, che, nella sua vasca idromassaggio da bagno, gioca con le paperelle, sguazzando nella sua noia arrabbiata, ulula, sì, se le paperelle nel “lago” del suo corpo intanto bagnato non nelle stessa di(re)zione si muovon di lor versi fatati. Un plof fatale e Jack urla come un animale!

Questo è un vero verso: all’onda naufraga del mio cele(b)re destino, cavalco un divertito delfino, (s)finendo (s)mor(t)o su una spiaggia del Lido, ove Bill Murray afferma che il “suo” miglior film è Ghostbusters e invece, nella lost in translation di sbagliati somewhere, rinnega Lo sbirro, il boss e la bionda, ripudia il suo “atroce”, magnifico, irraggiungibile Ricomincio da capo e m’induce, rattristandomi, a prender coscienza che anche lui al commerciale s’è facil(ment)e svenduto.

Orson Welles, ove sei adesso che i battiti delle mie ciglia, increspate come il mar più mosso e profondo, an(s)imandomi di rimpianti frangenti e di polvere mia franante, genialmente mi rendono un terzo uomo che prediligerà sempre alle belligeranze del falso progresso odierno da orologi a cucù una guerra per la conquista d’un aldilà buddistico?

Solite passere(lle) di donne plastificate, in figa(te) e indiana fila impomatate con uomini di fil(ett)o, superbi del lor trucido cor(p)o ammogliato al mol(l)o dei luoghi comuni. E la Critica non ha più valore! Anguilla, se ci sei, punisci questi viscidi!

Film d’ogni razza e religione della però peggior specie, mischiati in un crogiuolo “programmato” da squallido Concorso. Meglio il Canal Grande e lo spuntar d’un (in)aspettato squalo. Ché tutto/i si magna!

Ehi tu, donna, leva le “ancore”, ancora, dai.

Tu, uomo, pigliati una penna e lascia che il “gabbiano” tuo, col vento in “poppe”, forte si rizzi dritto ove si alla(r)gano.

Così, nel pen(s)ar patetico, so(no) quel che (non) dico, bisbiglio, origlio, borbotto, ti do una botta e via…

Ove la barca va, lasciala andare.

 

di Stefano Falotico

 

Sarà il grande, mio amato Hamlet Kenneth Branagh a dirigere Artemis Fowl

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Variety-zzandoci!

After spending years in development limbo, Disney’s adaptation for “Artemis Fowl” may have found new life.

Sources tell Variety that Kenneth Branagh has signed on to develop the property and is attached to direct an adaptation of the popular YA novel for Disney, with Irish playwright Conor McPherson in talks to pen the script.

The project is still in early development as McPherson has yet to close a deal to adapt, but signs are pointing to in the right direction for the film to move forward.

Written by Eoin Colfer, the series follows the brilliant and cunning 12-year-old eponymous criminal mastermind Artemis Fowl II, whose plot to extort gold from the secret Fairy People puts him directly in the cross-hairs of some of the most dangerous creatures on earth. Over the series, Fowl becomes a sort of antihero rather than a full-fledged villain, often having to work together with the fairies to stop a slew of treacherous megalomaniacs.

Harvey Weinstein and Branagh are attached to produce.

Judy Hofflund is attached to exec produce. Julie Oh is overseeing for Weinstein while Tendo Nagenda and Jessica Virtue are overseeing for Disney.

Branagh is currently on board to direct a remake of “Murder at the Orient Express” for Fox. He is repped by WME and Becca Kovacik and Laura Berwick.

The Tracking Board first reported the Branagh news.

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De Niro & Anne Hathaway al Press Day di The Intern

Una raggiante Anne e un Bob leggermente sovrappeso ma comunque in forma mentale, con qualche chilo in più perché sta interpretando Madoff, come recentissimamente vi annunciai.

Gustiamoli in questa adorabile immagine nuovissima, fresca fresca di giornata e di gioia.

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Il grande match, recensione del Grinch, no, Grunge, no, Grudge

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Questo film(etto) è come una sigaretta “arricciata” nelle ansie crepuscolari di due fumatori “incalliti” dal rancor sopito, dai rimpianti nostalgici della “ridanciana” amarezza d’una sbiadita età anagrafica che, fra brindisi esorcizzanti la tristizia alla vita e battutine “sparate” a volte a vuoto, aspira la giovane, cristallina “baldoria” d’una giovinezza piena di chimere e avventurose grinte degli animi lottatori.

Allorché, Il grande match, alla luce di questa “balzana” ma originale “analisi” personalissima, si trasforma, eccentrico, fuori dai consueti e annoianti schemi “cast(rant)i” della “Critica”, così sovraccarico di mesta “ignoranza” filmica e “poltrente” letargia del Cinema alto, qui demistificato e furentemente ingenuo, “abbassatosi” alle “necessità” narrative più “videogame”, in un caravanserraglio “commovente” per la sua parossistica efficacia, cioè prendere due icone del grande schermo, una celebre per aver incarnato la saga balboaiana di Rocky e l’altra famosa per il suo Oscar di Toro scatenato, e farle “atrocemente”, rughe e pancette permettendo, sfidare e fronteggiare, di fronti cosparse di segni del tempo, per “risarcire” un contenzioso e uno spareggio “aperto(si)” da decadi d’anelata rivincita che sancisca la volontà a oltranza del più “forte”, cioè quello, forse, che meglio ha saputo combattere gli urti delle ferite del cuore nel “ring” chiamato dura vita. Da qui l’esigenza di “allungare” la trama, di per sé risibile e frutto d’una sceneggiatura banale, pensata, credo, da molti di noi nelle lor fantasie più cinefile e “sguinzagliate” dalle fredde logiche della seriosità, inserendo il personaggio della div(in)a Kim Basinger, donna “scissa” fra il pol(l)o buono Stallone e lo “stronzo”, raging sciupafemmine che viene impersonato da un De Niro con le “tettine”, maschera grottesca e d’indubbia, enorme autoironia giocosa, “guastatrice” con le sue straordinarie, “rigide” smorfie d’un viso a color di celluloide pura e “popolare”, gli equilibri d’un film che, senza la sua presenza, non si reggerebbe in piedi e, alla prima falla dello script tremolante e “nullo”, cederebbe sotto il forte, schiacciante knockout delle grossolanità d’un intreccio esile esile, “magrissimo”, muscoloso affatto.

Eppur si sopporta, alla fine lo si prende maledettamente sul “ridicolo”, e il finale di “Ballando con le stelle” docet, cosicché penso che si possa davvero amarlo per la spassosa, “sconcertante” (falsa) idiozia che lo mantiene vivo sino alla “quindicesima ripresa” dei suoi circa 113 minuti “abbondanti”.

Perché l’ambientazione è riuscita, Segal serve pittoreschi squarci periferici “arrogantemente” in linea con la semplicità “buona la prima” del tutto, Alan Arkin fa ridere con la sua fissazione per la “passera”, e De Niro V Stallone è sorprendente metacinema farcito di adamantini citazionismi plurimi.

Allenatori sovrappeso, figli e nipoti prodig(h)i, finisce ai pugni, ai punti, al chi se ne frega del pathos drammatico.

 

di Stefano Falotico

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