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Finalmente, ecco il full trailer di Joy, targato 20th Century Fox

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Film attesissimo, già in rampa di lancio per sbaragliare la concorrenza ai prossimi Oscar.

La “vera” storia, naturalmente romanzata-“cinematografizzata”, della “reale” JOY Mangano, colei che, “per miracolo”, inventò il cosiddetto “mocio”.

Insomma, la storia di una Cenerentola, bistrattata per anni da familiari, parenti e amici, umiliata per la sua “timidezza”, non tanto considerata umanamente, che, come per magia, alla “Mrs” Hula Hoop, tira fuori dal cilindro il colpo di genio che, in un battibaleno, ribalta tutte le carte in tavola, e da una vita provinciale, misera e piena di problemi, la rende miliardaria, emancipata e tanto amata da divenir un patrimonio quasi “culturale” d’incommensurabile valore, perché proprio lei, anonima ragazzina e bambina infelice che fu, con quel “tocco in più”, regala agli americani e al mondo intero un vivido, cristallino, fulgido, “semplicissimo” sogno. Lo strumento, l’oggetto del “desiderio” anelato da una miriade di casalinghe e donne di casa che, in un sol attimo “sp(i)azzante”, vedon/videro concretizzarsi così la “bellezza” di poter ripulire, eh eh, le lor vi(s)te dalle “briciole” di esistenze “anonime” da affaticate-sfaticate lavandaie.

David O. Russell, regista della pellicola, già autore di notevoli film, sempre oscarizzabili, ha dichiarato che la sua visione è quella di un’opera che, per certi versi, assomiglia a un Il Padrino al contrario, mescolato al romanticismo positivo de La vita è meravigliosa. E, assistendo a queste immagini, possiamo ben capire la sua affermazione. Joy è un(a) Michael Corleone in gonnella, anche se preferisce i jeans da “maschiaccia”, qui non è un(a) criminale né viene da una “family” di mafiosi, ma la sua personalità, per certi versi, è accomunabile a quella di Brando/Pacino, così “onnipotente”, dura, infrangibile, che resiste indefessa alle usure delle delusioni e del tempo erosivo le purezze, il tempo che, malinconico, sgualcisce i nostri cuori adamantini e troppo li “potenzia” in tetre prese di coscienza della “fallacità” del tutto, che annichilisce e pian piano le emozioni più vere, autentiche e passionali svilisce, ecco, non “la” rassegna, anzi, la rende proprio più “tosta”, convinta appunto delle sue potenzialità, tanto da trasformarsi nella “capa” di cas(t)a.

Tutti, dinanzi a quell’invenzione geniale, le s’inchinano, le chiedon scusa se, in passato, con lei son stati troppo ruvidi, e favoriscono dunque, del tipo l’unione fa la forza, la realizzazione di una favola. Come tutte le migliori favole, naturalmente, complicata, certo, ci mancherebbe.

Perché la libertà di sé stessi si conquista sempre a un prezzo, quello di soffrire per inseguire i propri sogni.

Insomma, le morali alla Capra. Dove molte cose, lungo il viaggio, sono andate male ma non tutto il mal vien per nuocere, anzi, è da quello che apprendiamo i nostri sbagli e ci meravigliamo ancora dei doni che la vita ha da offrirci.
Una splendida Jennifer Lawrence, che possiamo senza dubbio già “candidare” all’Oscar, appunto, affiancata da uno strepitoso cast delle grandi occasioni, capeggiato a sua volta da Bob De Niro, colui che fu proprio il “padrino”…, versione Marlon Brando da giovane.

Insomma, un filmone. Scommetteteci.

 

di Stefano Falotico

 

The Irishman: Scorsese conferma, again, il progetto con De Niro

According to nostro, eh eh, sacro Variety-à. Ah ah.

EE British Academy Film Awards, Arrivals, Royal Opera House, London, Britain - 16 Feb 2014

LYON, France — Interviewed by his pal Thierry Fremaux a few hours before his tribute at the Lyon Lumiere Film FestivalMartin Scorsese joked around and spoke candidly about everything, from his childhood to his aspirations as an independent filmmaker, his lifelong journey to find his place between the indie world and Hollywood, his upcoming HBO series “Vinyl” and his next project with Robert De Niro, “The Irishman.”

Scorsese confirmed he and De Niro were still aiming to reunite for “The Irishman.” “It’s Steve Zaillian writing and Bob and I are working out the schedule and the financing,” said Scorsese.

Fremaux, who was pitch-perfect in the role of the ace reporter, then asked if financing was still an issue when you’re Scorsese making a film with De Niro. Scorsese said, “If you’re doing well, you can do another film if 1) you agree with the subject matter and 2) if it’s a film that others want. If it’s a film you want to do with a few friends, you have to find a way to do it.”

Scorsese presented a clip of “Vinyl” and said he and Mick Jagger started working on the project in 1998 and initially envisioned it as a feature film rather than a series. “It’s very rock ‘n’ roll. It’s taking place in New York in 1973; there’s a lot of cocaine and great music. The (clip) is actually tamer than the pilot.”

About his next movie “Silence,” Scorsese said he took 10 years to work on the script, but “the legal problems with the chain of titles were so complicated” that the issue was not resolved by the time he finished. “After ‘Hugo,’ it became clear we could make ‘Silence,’ certainly not on the budget of ‘Hugo’ or ‘Wolf of Wall Street,’ but we knew we could get it made,” explained Scorsese.

Fremaux also asked why Scorsese had not yet made a film about Bruce Springsteen, to which Scorsese answered, “Say no more,” with a big smile.

Scorsese drew a round of laughter from the audience when he explained how his love for movies goes back to his childhood as a lonely boy from a middle-class Italian-American family who suffered from asthma. “The doctor said, ‘Don’t let him run, don’t let him laugh, don’t let him go out, don’t let him near trees.’ So I was in my room most of the time and then in the streets — there were no trees on Saint-Elisabeth Street at that time in New York. My parents didn’t know what to do with me, so they took me to the movies a lot.”

Speaking about movies that marked the ’60s, Scorsese mentioned Andy Warhol’s “Sleep.” “I thought, ‘I don’t need to see it, it’s a shot of one man sleeping I’ve seen already.’ But he had discovered a new language; he had a way to twist everything and it was a whole new world,” said Scorsese, who quipped that he didn’t always understand Warhol and was never able to get behind “the soup can,” for instance.

As the festival will screen “Goodfellas,” Scorsese said the movie was “about the allure of that life, the darker side. What’s interesting is that the darker side has a great deal of humor and is very seductive and by some friends and some filmmakers I was brutally reviled for making crime attractive. We were not allowed to go to certain Italian restaurants in New York anymore.”

He added, “The question I have been getting is, ‘Why is criminality so attractive? And that’s what we explore, and it’s the same in ‘The Wolf of Wall Street.’”

Scorsese said he works most of the time from his house and misses hanging out with his old friends. “That’s the biggest stress really, to spend time with my friends.”

The iconic helmer also confided that when he began his career, he thought he would “make it as a Hollywood director,” but he has always had the impulse to be independent, even if he admitted to making several Hollywood movies such as “The Aviator,” “Shutter Island” and “Hugo.” His biggest surprise was getting an Oscar for “The Departed.” “I don’t know what happened… It was not intended to be an Oscar movie. It was a statement on violence and the underworld. I tried to make as truthful a film as I could.”

 

Al di là della (s)figa: quando il genio è genio e si manifesta in tutta la sua magnificenza, la società, in quanto “fessa”, si spaventa

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Il ratto eppur re(tt)o Citti, ascoltando i fischi della massa, (indi)rizzati a Carmelo Bene, come l’apostolo Pietro dinanzi a Cristo, levò in al(i)to la mano e sostenne che Bene era un genio che sarebbe stato punito, come Pasolini, dall’ignoranza, difendendo la sua “crocefissione” a spada (t)ratta.

Credo che il mio “problema” sia sempre essere stato oltre la gente comune, abituata a “rammaricarsi” e poi far del mal comune un mezzo gaudio, nella “solidarietà” comunista non tanto solida, assoldata a pochi soldi e (s)tiriamo(ci) a “Campari”, come dico io, rinfrescando le nostre, più che altro vostre, (dis)grazie con un aperitivo scacciapensieri e una mocciosa che allen(t)i la nostra “tensione”. Già in questa mia f(r)ase, è insito il genio strafottente, nel sen(s)o che se le fotte tutte sotto i vostri baffi, in una beffa colossale da Wolf of Wall Street che poi, subissato di critica dalla società maldicente, “regredisce” nelle personalità multiple, di cui m’accusa(no), in forma, non smagliantissima, ma “ammaliato” nel malato Nic Cage di Matchstick Men, uomo che fa della sua metafisica alla Mishima schraderiana un al di là della vita per sconfiggere e superare i limiti della carnale tribù di suoi por(c)i, persone a cui dai un pel di figa e s’impalano, strabuzza(n)ti in sognar il lecca-lecca “al dente”, poco invero ardenti, io vi dico e “addito”, ma molto di “mano” masturbatoria, poche dita “lì in mezzo” e una vita da medi(ani).

La gente, spaventata dalle mie potenzialità re(s)e, dalla mia ostinata volontà, una “terrificante” vanità di volontà, vorrebbe rendermi vacuo, alquanto vano, rimpicciolendomi in una vita in “lor” pantofole sui (di)vani.

E io, così come già mi sbellicai, ancor belle mi (ri)be(l)lo.

Perché lor “signoria” pensa cose di cui io dovrei penar e invece, di “pene”, non son mai sazio, sempre più in là, oggi in una di lilla e domani di culo.

So che questo mio (com)portamento può suscitare invidie e antipatie, ma non posso farci molto, anche se assai me ne fo, (t)ergendole con la fonè, dirimpetto a tanti fesse.

Ammazza che fessa/o.

Questo Nic ride e piange allo stesso temp(i)o… piove oggi, domani si salvi chi può.

Di “mio”, fra le mi(n)c(h)ie, non mi salvo la vi(t)a “crucis” ma, “incrociandolo” lo “salivo”.

E “sale”, non tanto ascetico.

Ma neppure, come voi, poveri s(c)emi.

Sempre sia lodato. Anche lordato. Ah ah! Come godo/e.

 

di Stefano Falotico

 

The Wizard of Lies, De Niro & Michelle Pfeiffer photos set

Stars are spotted filming scenes for the TV movie The Wizard of Lies in New York City, New York on October 12, 2015.

Sembrano foto tutte uguali, invece, vi sono delle sostanziali variazioni. Osservatele attentissimamente. Non vi sfuggiranno i (det)tagli dei capelli mossi, ad esempio, di Michelle.

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Distretto 13, brigate della morte e la teoria dell’assedio psichico

06 - Distretto 13

Vani son i nostri sforzi e l’insita forza che ci pervade, sempre saremo (d)elusi dall’uomo “(au)reo” con le sue “ricche” frottole, dell’uomo con in bocca la frittella e l’uccello “frizzantino” che ci tedierà con le sue immonde, inevitabili però, blateranti richieste. Pretenderà da noi che ci omologhiamo al comune, meccanico ammorbamento della medietà più bieca, (in)f(i)erendo. Protervo, ci sgriderà ma sol aumenterà la nostra viscerale, incurabile ira, l’urlo “sereno” del nostro giammai impigrirci alle sue sciocche vanità, peccaminoso sarà di ricatti e “ricotta”, desideroso che alle sue “matte” voglie noi c’ammattiamo, (s)colpirà nel plagio del volerci modellare a suo volere stupido e torpido. Turbando le nostre sane “perturbazioni”, il nostro innato spirito guerriero che mai dorme, né mai si doma, noi, che al(a)ti volteggiamo e, celestiali, alle brutalità assortite del triste mondo (in)fau(s)to non c’assoggettiamo, no, non c’annichileranno alla loro ricerca del “felice”, ricattatorio “or(t)o”, non c’illuderanno, ingraziandoci con magre consolazioni grassoccie, non ci sfiancheranno dalla rocciosa autorevolezza della nostra, vivaddio grandiosa, bellezza di poesia parsimoniosa. C’assilleranno per far sì che, distrutti da tal grave incupirci con ingannevole concupiscenza, ci rendiamo arrendevoli.

No, noi denigriamo tal imposta(ta) “normalità” da (impos)tori. Ribellandoci sinché il fremito della carne si mescolerà ribaldo e giovane al metafisico mai adattarci dei vecchiacci. No, no alle cremosità delle lor cer(tezz)e bestiali, di tavole luculliane imbandite, noi saremo i b(l)anditi!

Allorché, allo scoccar della mezzanotte buia e vividissima, languidi, come spettri di un’altra dimensione, (s)coperti in vol(t)o d’angelo, pioveremo sopra le lor cas(s)e da già morti. Imperituri, “pericolosi”, mille facce aggressive delle lor facc(iat)e (s)porche. Imbratteremo i lor muri omertosi, le loro “dinamiche” socialmente “vive”, nel dar luce al colorirci d’arcobaleni che davvero, pulsanti, inietta(n)ti di sangue e bri(vid)i, brillano e brillino come giocosi birilli, saremo noi a burlarli, saremo grulli e bulli, spaventandoli perpetuamente con le nostre terrorizzanti apparizioni “sbullonanti”.

Questo, fratelli, non è “terrorismo”, ma combattimento per i nostri già lesi (di)ritti.

Parola di Cristo!

A whitehot night of hate!

 

di Stefano Falotico

 
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