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Alcune volte, nella vita, mi son identificato in Russell Crowe, l’eroe de “Noah” a(l)tri, che ci salverà dall’estinzione, in quanto alto Gladiator e Master

di Stefano Falotico

Crowe Gladiator

Ora, prima di questo mio “conte”-racconto e vostro far male contro di me i “conti”, miei (macella)tori alla “romana”, guardate questa clip.

Un filmato che ci dimostra quanto i “sacri” mostri sian uomini normali.

Hilary Swank annuncia la cinquina dei candidati agli Oscar e poi pronuncia il nome del vincitore…

Cinque combattenti, Javier Bardem, il poeta dell’urlo della libertà in Prima che sia notte, un film polemico e bello come un classico poema, Tom Hanks in Castaway, la storia di uomo a cui la vita fa un brutto scherzo, Ed Harris in Pollock, la storia di un artista (ri)dotto come un “Poll(icin)o” perché la società è (p)orca e gli fa un bel “quadretto” nell’anima, Geoffrey Rush in Quills, la storia di De Sade, uno talmente puro che poi degenera nel suo “invertito” come r(e)azione alla verginità fottuta, e il nostro Gladiator…

Sebbene Il gladiatore sia stato un immediato successone mondiale, Russell non era il favorito alla Notte degli Oscar. Gli allibratori avevan “puntato” sul terzo Oscar per Hanks.

Infatti, quando viene annunciato il suo nome, a Russell prende un mezzo infarto, come si suol dire…

 

Prefazione porcella(na)… alla Peter Pan, dopo il cucinotto e i bacetti, le donne te lo tagliano di “uncinetto

Vogliamo prenderla… “larga?”. Mah, a me sembra una donna lardosa, l’“alla(r)gasse” qualchedun altro, io son uomo che si dà le arie, quindi, cari “tromboni”, non è “buco” che mi compete. Non mangio mai la maialina se non è f(r)itta da patatina davvero succulenta col mio “salame” sempre più “salato”. Chiaro, miei cotti allo spiedo, miei porci da “piedini?”. Sì e, se mi darai dell’impotente, beccati un peto e pure la (ri)petizione ché ti denuncerò per aver minato la mia purezza.

Ho altre isol(an)e da esplorare, mi defloreranno e mi verrà… la batterica flora. Che fiotto in gola profonda, mia flotta! Le donne son da mal di mar, te lo mordon’ ma son “amari” oppur sanno amare? Appena piaci a qualcuna e le offri la “schiuma” della “birra”, ti manda a fan… bagno. Fidatevi, la mia prima (ra)gazza (ladra?) tanto mi odiava tanto mi “oliava”. Da cui gli uccelli delle Galápagos. Che, dopo aver fatto loro il “la(r)go”, v(i)olano ancora per altre scopate a terra e scappatelle. Ancora e altre ancore!

Mi ricordo, molti an(n)i fa, che ero a casa sua e stavo per i cazzi miei sul cesso…

Una cagata micidiale… sorbitevela! Ecco, dopo aver evacuato sul water, a causa degli spaghetti alle vongole di codesta gallinella sempre a mio (d)est(o) e anche a destra, a manca, su e giù, volli “spurgarmi” di più, anzi depurarmi del “tutto”, sciacquandomelo sotto le gocce della doccia. Ah, quella maledetta sciacquetta, era di buon “purè” ma pure “lavativa”, infatti dovevo, sempre io, i piatti lavar’. Prima, da cagnolina, me la faceva leccare, trattandomi come una “briciola”, quindi dopo l’esplosione “vulcanica” e la “fumata lavica”, esigeva le pulizie con tanto di (det)ergente. “Spruzzate” bollenti a non (s)finire per colpa di quella “schizzata”. Mesceva sempre male il “rubin(ett)o”. Sì, questa mi riduceva alla frutta, poi voleva il caffè e mi dava il “dolce” di (bis)cotto nella sua prugnetta dopo avermi “assorbito” come carta igienica, e qui torniamo alla stronza(ta). Sì, prima ero per lei un boxer, scodinzolante in lupa ululante su comandarmi da “pastore tedesco” (in)castrato di polpette nelle “scarpette” da zoccola-zotica e suo spolparmelo, appunto di pru(gn)a, con lo “zucchero” a “velo” in “poppa” di solidi pompelmi, va (am)“messo”, poi m’obbligava a “grattarmele” nel box con la spugnetta.

Insomma, una che sapeva “farci”, non mi lamento nonostante me le “spappolasse”.

Fe(l)ci! Non una di queste suore da messa(line). Sapeva (e)metterlo in culo… come po(r)che mai voi vedrete. La vostra vita sarà solo un’inculata di “messi” a novanta, cari (im)piegati. Non sboccerete mai, io invece son sboccato e vi boccio. Sì, in quanto disoccupato, ho la licenza di licenziare chi mi piace. Non linciatemi, le gonne slacciate e “allacciatevelo” al tram, detta posizione del cagnone con la “rabbia” nel far “trenino” di “botte” al popò. Eh eh, finitela, ipocrite! Vi “chinate” per il Papa e anche per il “papà”. Va scollato, invece rimane attaccato al pal(i)o del suo cavallo, miei ippopotami, ben “impomatato” in quelle coi calli, in “petting” di (l)acca, e pure “didietro” le veneziane… nell’atmosfera calda e caliginosa. Bisogna “intervenire”, “fare” qualcosa…, mie (c)a(cc)h(e).

E che cazzo! Buttatemi… un ca(s)co, (s)montiamo un caso, cascamorti e gatte morte. Datemi del Ca(sa)nova e vi farò “nuove”. Che pennello, che pene, che scultoree di pelo. Detesto il 69 ma, a letto, son un ottovolante. Per dirla alla Totò, son un “ottomano”.

Se non la capisci, fa bene in testa a pisciarti.

Insomma, arriviamo alla poesia…

Stamattina, mi son svegliato con una forza portentosa e ho subito scritto questo pezzo da pazzo, che regalo a voi, miei da puzze, in quanto io son immenso e ogni perla ai porci dispenso. Eppur ci pen(s)o.

Odio la pornografia che impazza oggi come se fosse una cosa “normale”. Invece, la reputo lesiva dei nostri pudori e delle nostre purezze, non è moralismo, è presa di coscienza di un mondo degenerato ad alto tasso di porcile.

Al che, quando il mio umore, scannato da tal casino di massa urlante, si fa malinconicamente dondolante, afferro il putrido vostro senso del pudore a me (il)leso, in quanto incarno fulgido, per antonomasia, il maudit puro più entusiasmante, e mi metto in viaggio, in tante praterie sconfinate mie mentali e a maestrocomandante dell’anima mia liberissima che, superando lo stantio luogo comune limitante, si libra alta in mille e più emozionali avventure circumnaviganti.

Suonando dolcemente il violino, m’involo mozartiano, immergendomi abissale nell’elevata, schiumosa musica notturna delle strade di Madrid.

In quanto io sono il padrone del mio destino, io sono un delfino, io sono Moby Dick, la balena bianca che nessun Achab, capitano monco e vigliacco, può mettere nel sacco.

Mi spiace per la vostra vita triste e non mondiale, io sono giustamente il più folle e non merito questa starnazzante, strangolante foll(i)a che mi sta sinceramente sul cazzo.

“Sentite” condoglianze e buona caccia ai salm(on)i, miei moralistici orsi, io son la stella più splendida, l’Orsa Polare.

Sono riemerso come Atlantide, io sono il più grande, più vasto del Pacifico e continuo freneticamente a navigar fluttuante e mai calmo…

Se vi sto antipatico, non posso farvi nulla se non regalarvi il mio “tesoro” e il mio infinito mappamondo interiore.

Buona (navig)azione inculante, questo è il mio Paradiso perduto… strafottente.

Io sono scalpitante!

 

Finiamola (ac)qua

Voglio un “affogato”. Affogatemi! Io incarno la mer(da) per sua eccellenza di sto par de palle!

Donna, devi (t)remare!

 

Mickey Rourke, uccello che (s)punta

Dico. Ne vogliam parlare di questo nostro Rourke col suo uccellino in tut(t)a non propriamente smagliante?

Eh sì, non è più il sex symbol ammaliante di un tempo. Eppur continua a tirar fuori interpretazioni coi contro-coglioni.

Mickey Rourke sexy

 

L’estasi, le mie “estati” perenni da Dances with Wolves, uno dei film più importanti e speranzosi della Storia del Cinema

di Stefano Falotico

Balla coi lupi Costner

Parto in questo mio con tale “screanzata”, furiosa esternazione, lucida come le gocce ataviche del mio mant(ell)o crepuscolare, nato “indiano”, forse zingaro, amante delle lune sterzanti a Oriente nel firmamento delle mie gioie spesso silenti, ché vivo le emozioni “mutamente”, quasi mai (s)tirandole fuori, “strangolato” dalla bellezza implosa della mia anima contemplativa, che mai soggiacerà al ghiaccio dei comuni “mortali”. Eterno, nell’etere m’arroventai e sempre brucerò, io, forse come vento nei capelli, guascone a cavallo della sua ascia di guerra, a far lo scal(p)o in una dimensione incompresa, fuggevole tra le immensità del mio sangue per mille e una notte… corroso, lisissimo in quel che, in superficie da “super-fighe” e cul(ett)i, può esser giudicata soltanto una “meravigliosa” idiozia…

Svegliarmi quando mi pare, non rispettare nessuna regola “sociale” d’un mondo sempre più a me (lont)ano, ché questa è solo una battaglia di “be(l)a(n)ti” tutti uguali, uniformati a ficcartelo in culo, a spezzarti le gambe. E a “diagnosticarti” (am)puta(to) ancor prima che tu possa (ri)nascere, viver (dav)vero, con estrema fierezza del tuo uomo (caval)leggero, solfeggiante amori primaverili delle stagioni crep(it)anti per lei dal morbido “piumaggio”. E offrire alla “pellerossa” delle celesti(ali) rose nel tendone a me (in)teso, sbuffando da “toro”… seduto in amplessi alla Dustin Hoffman de Il piccolo grande uomo, indeciso se amar la sua bella da ribelle all’Arthur Penn oppure regalarle una “penna”, così imparerà a scrivere prima del “letto”.

Adoro Kevin Costner, uomo che girò questo capolavoro tra i fanghi, lui, giovine (ri)baldo da Fandango, da field of dreams, il superman di The Untouchables, la “capa dura” che finché non distruggerà Al “De Niro” Capone non sarà revenge come Dio inappellabile da Corte d’Appello comanda, su Bob che sa ridicolmente mandarlo a cagar’ con un patetico sei solo chiacchiere e distintivo!

Un superuomo, Kevin, che vi piaccia o meno, invidiosi di merda. È ancora “Bellissimo” da Retequattro, lui che ha sbagliato tanti film, che rifiuta un ruolo importante nel Django di Tarantino ma rimane il padre di Henry Cavill d’acciaio.

L’amico “inseparabile” di quel matto di Kevin Reynolds, ché nel “loro” Robin Hood rincontra Jimmy Sean Connery, che gli regala il suo Cuor di Leone, essendo entrambi uomini (ri)belli, sex symbol come ogni Principe deiladri” si rispetti. (M)alone della loro simile unicità.

E vi dirò di più, non m’importa un cazzo se mi piglierete platea(lmente) per il cul’, dandomi del “cuculo”.

Robin Hood della “ditta” Costner/Reynolds è uno dei film più romantici della Storia.

Non c’è Errol Flynn che tenga, qui Kevin ha anche, per la “doccia fredda” degli sguardi femminili alla Mastrantonio, un po’ di “pancetta”, ma pur sempre, coi suoi occhi languidi e azzurri…, provoca… un “lago”… e un effetto “rosso”… di ser(r)a bel tempo si sper(on)a… da “bodyguard” più “duro” (im)possibile, sghiacciandola in uno “scioglimento” mondiale… del nessun Waterworld che può c(r)ol(l)are, un flop “scandaloso”.

Uno dei primi grandi film postmoderni del Cinema di oggi, ieri e (do)ma(n)i… insomma, nel “richiamo” della f(or)esta, anziché utilizzare della musica medioevale, abbiamo Bryan Adams! Infinito!

Un Robin Sturm un d Drang più malinconico di qualsiasi altro ancora… Connery dei tempi d’oro con Audrey Hepburn… una Marian però decisamente più affascinante di Mary Elizabeth… anche se Pacino di Scarface sarebbe in disaccordo perché, nella pellicola di De Palma, era un fratello talmente geloso di lei da non voler che il suo miglior amico la impalmasse. E le sparò, non potendo “spalmarglielo” perché sarebbe stato un incesto più schifoso e (s)porco dello sceriffo di Nottingham, un Alan Rickman mai così villain e anche “villano”, che ammazza il padre di Kevin e poi muore ammazzato peggio che in Die Hard…

Dio, però, che è immenso e caritatevole, lo “perdonerà” e lo rispedirà “paranormale” in quella cagata da Purga(torio) della serie di Harry Potter, ove sarà (co)stretto, per riguadagnare il Paradiso, a dar ripetizioni ai bambini prodigi… e perdendo il fascino del “cattivo” che non deve chiedere mai…

Ma torniamo a Kevin, non perdiamoci in attori relegati a parti da bastardi.

Kevin sbanca e “sbrana” tutti con Dances…, un “badlieutenant che contravviene agli ordini, tenta il suicidio quando gli annunciano che devono “togliergli”… la gamba e sostituirla con una di legno. Al che, diventa più mit(ic)o di Apocalypse Now, non c’è Jim Morrison con la sua nichilistica, magnifica this is the end…, ma tocchiamo lo stesso vertici lirici stupefacenti, coadiuvati da paesaggi mozzafiato, da una storia incredibile bigger than life, da una colonna sonora da urlo, e da “ululati”, di John Barry. Anche lui oscarizzato!

Certo, quanti film hai toppato, nostro Kevin.

Ma basterebbero questi… eppur non bastano.

Ti danno tutti, adesso, del “coglione”, ma i grandi sanno che questo non è A Perfect World, la tua migliore interpretazione.

Quanta poesia, poi, in Open Range…

Datemi retta, vi siete sbagliati come Christian Slater…

Stringetegli la mano perché, quando Kevin parte in quinta, assistiamo a qualcosa di enorme.

Non voglio esser superbo, lo sono. E sapete perché? Amo la “modestia”.

Esagero, magari fossi sabbatico a vita. Per esserlo, dovrei essere un ricchissimo principe.

Forse, principe lo sono nella mia anima pura, ma nei soldi no, eh eh.

Sì, tutti possono insegnarti qualcosa. Negli ultimi anni, ad esempio, son venuto in contatto con gente che prima altamente snobbavo. Sbagliai, in passato mi attorniai di esaltati che poi mi han rifilato la classica inculata bestiale. Obbligandomi, giocoforza, a ripartir daccapo, come non fossi mai esistito, costringendomi però lietissimanente alla ricerca di nuove persone e nuove relazioni interpersonali.

Questa nuova gente, forse più umile, si è invece sorprendentemente rivelata più umana di questi freddi robot stronzissmi. E da loro ho imparato anche a gustarmi più la vita, ad assaporare i giorni come fossero gli ultimi. Paradossalmente, mi son elevato più stando a contatto con persone modeste, che danno però più spazio ai sentimenti, che a frequentare i fighetti e i figli di papà-nababbi.

 

Questo sono io.

 

 

Clint Eastwood’s American Sniper, Poster & Trailer

From iTunes Movie Trailers

Molta gente ti chiede perché vale la pena vivere questa nostra vita.

Per svegliarsi, nei primi giorni di Ottobre del 2014, e guardare il trailer del nuovo Clint Eastwood. Una ragione più che valida, direi. Ancor più valida perché, dopo due minuti e 22 di video, aspetti trepidante un altro lungometraggio firmato da Clint, appunto, un uomo di cui vorrei vivere la grandezza.

American Sniper background

From director Clint Eastwood comes “American Sniper,” starring Bradley Cooper as Chris Kyle, the most lethal sniper in U.S. military history.  But there was much more to him than his skill as a sharpshooter.  U.S. Navy SEAL Chris Kyle is sent to Iraq with only one mission: to protect his brothers-in-arms.  His pinpoint accuracy saves countless lives on the battlefield and, as stories of his courageous exploits spread, he earns the nickname “Legend.”  However, his reputation is also growing behind enemy lines, putting a price on his head and making him a prime target of insurgents.  He is also facing a different kind of battle on the home front: striving to be a good husband and father from halfway around the world.  Despite the danger, as well as the toll on his family at home, Chris serves through four harrowing tours of duty in Iraq, personifying the SEAL creed to “leave no man behind.”  But upon returning to his wife, Taya Renae Kyle (Sienna Miller), and kids, Chris finds that it is the war he can’t leave behind.

 

I am Bene Carmelo, il male e la mel(in)a, il miele e Amleto

Carmelo BeneAdeguarmi alla “piccola” schifezza umana non fa per me, mi (e)levo dalle piccinerie, grazie, condoglianze, grande!

di Stefano Falotico

Ho capito di piacere a molta gente ma ho un problema non da po(r)co. Io non mi piaccio molto e non è che la gente, almeno molta, sia attendibile, non amandola io assai.

Tale frase, in corsivo, è di Carmelo Bene? No, è mia, del Falotico. Uomo mai grass(ett)o, chiaro stronzetti?

Un senso di profondo cordoglio mi pervade. Ancora una volta, ho assistito all’“Uno contro tutti” di Carmelo Bene da Costanzo, puntata sto(r)ica, in cui un uomo si “denuda” per darsi alla mercé di “giornalisti”, donnette, leccaculo o semplicemente ignoranti, a cui offre sé stes(s)o in totale arbitr(i)o delle (dis)pute. Saccheggia la “dignità” fottuta, affermando con estrema giustezza che il lavoro è solo una maschera e chi più e chi meno, insomma, si “arrangia”. Vale a dire, il Peter Boyle di Taxi Driver che “filosofeggia” con dalla sua una cultura non da “tassinaro”. Vi meritate Alberto Sordi! Tutti zitti e muti dinanzi alle ingiustizie, ma c’è Riccardo che suona da “direttore” l’orchestra delle “oche”. Contralto, RE maggiore su anarchia da Robin Hood, ché rubate ai ricchi per dare ai poveri ma poi diventate ricchi, rubando, e Superfantozzi sapeva… Tutti “rivoluzionari” ma avete rotto il cazzo e state ghigliottinando solo i coglioni che incarnate.

Ma siamo al Parioli, nella Roma dei porci e delle “lupe”.

Delle “spie” capitanate dal re dei pagliacci, Roberto D’Agostino. Il quale, toccandosi il pizzetto, prende il prossimo a pesci in faccia, deride “schiettamente” chiunque, come se fossimo tutti da pizzi e fichi, da “fighe” e culi, da culatelli e culatoni pigliati per il sedere, tanto gli omosessuali, in Italia, son da “popò” e a noi piace la pappa, il luogo comune, il “forum” gladiatorio, evviva il Papa e i tor(ch)i, le pappine dei Bignami e oggi sempre “Le invasioni barbariche” di quella Bignardi Daria che passò dal pubblicizzare i diari della Smemoranda alla Mondadori con tanto d’interviste al suo esser sexy, mica tanto, sembra un cesso, è una merda che recita il “gobbo”… del marito a memoria dei poster(i) de La7 su “posteriore” di quella che, in fondo(schiena), è una qualunquista molto “giocante” di equilibrismi a “menarsela” a Destra, a manca, Giorgio Gaber è morto, ci rimangon le cicorie, la scoria e forse nemmeno la “rabbia” di una scoreggia. Abbiamo “Coffee Break” ove Panella Tiziana imita Parietti Alba di scosciate e intanto, “radicale”, non crede a Pannella che fa lo sciopero della fame.

“Gatta” morta ci (s)cova, ma chi se la scopa una stronza del genere (dis)umano? La gente “educata”… a seguire questa che fa… domande più “balbuzienti” di Filippo Timi, non stanno in piedi, lei sta sullo sgabello, poi Sgarbi inneggia da “capo” al fascismo, ci ripensa e si dà al comunismo, cita Croce Benedetto e quindi la Democrazia Cristiana, urlando “capra”, che c’entra come i cavoli a merenda nel suo “centrismo” da “esteta” dell’arte nel darsi fritte arie. Porco Dio!

“Accendi” Facebook, una ti contatta, senza tatto, perché vuole “tastare” di che pasta sei fatto. Rispondo che mi piace la besciamella sulle lasagne ma odio le belle che si lagnano. Odio invero soprattutto le brutte. E pure le belle son brutte, perché io non occhi per nessuna. L’unica donna, che amo, è sposata con me ma io non mi ricordo che salimmo all’altare, so soltanto che dissi al prete di fottersela…

Quindi, gli rubai il chierichetto e lui notò che stavo perdendo il “lupo” del mio “vizio”, solo perché ho una chierica in testa di cazzo.

Al che, mi accusa di “pedofilia”, perché tento di convincerlo a ficcarsi la suora che ha appena compiuto diciotto anni ed è “passibile” dunque di (e)vocazione della “Madonna quanto sei bona!”.

Sostanzialmente, se vi sparate, posso stare sul pal(c)o da sol(d)o bucato. Sparite!

Siete bruciati, amen. Ti faccio Nero(ne)!

Buon incenso e, al prossimo censimento, avrete un genio in meno.

Bene o male, doveva andare così…

 

Fratelli, venerdì, ricordate di “doppiare” la serie True Detective, anche se Rust Cohle doveva essere doppiato da me, e non da Adriano Giannini!

Rust Cohle

 

di Stefano Falotico

Da qualche tempo, molti sostengono che io abbia una voce da doppiatore.

Fra qualche giorno, uscirà un altro mio booktrailer e spero possa piacervi l’uso che ho fatto della mia voce, “incupendola” d’ugola sporca, poi nel farla… danzar’ tra un diaframma “stanco”-leggero andante in musical sciogliermi su parole frenetiche d’ira, quindi decadente e irta in romantica aderenza mi(s)tica al mio uomo semi-eremitico, talvolta scemo, spesso in gamba, poche volte fra quelle femminili. Ah ah!

Al che, apprendo che Rust Cohle/McConaughey è stato doppiato dal figlio di Giancarlo Giannini, lui sì un attore-doppiatore paciniano e vero. Mica il figlio, appunto, uno dal peggior film della Madonna! Leggasi l’orripilante, inguardabile remake del wertmulleriano film proprio “epocale”, interpretato dal padre, “svenuto” mielosamente nel poco corrosivo ma acidissimo, come la Ciccone, Travolti dal destino. All’epoca delle riprese, la ex di Sean Penn stava con quel guascone deficiente di Guy Ritchie, uno che qualche film l’ha pure “indovinato”, ma rimane un “ricco” senz’anima. Da cui i Ricchi e Poveri, “celeberrimo” gruppo di storpi che vendettero pure molto, diventando appunto dei cantanti di s(ucc)esso. Il sesso gira intorno ai sol(d)i? Non lo so, so che John Travolta porta il parrucchino, da cui lo sguardo “triste” nell’azzurro mare di agosto di Mariangela Melato, una che ha sempre sognato un “grease” e invece rimase una donna orsa come il grizzly.

Ora, capisco perché Giancarlo, non Adriano, col tempo ha sviluppato una voce da Celentano.

Comunque, fra Giancarlo e Adriano, io preferisco Marzani Gianluca.

Secondo me, un grande.

Io non so se sono grande. So che adesso mi contattano per doppiare la pubblicità.

Speravo di doppiare McConaughey e invece mi “tocca” il ruolo di Errol.

Sì, a parte gli scherzi, la mia voce “sa”… Ma vedo sempre molte sfighe.

Una sente la mia voce e si “bagna”, sussurrando fra sé e sé un “Cazzo, questo è tosto, ha una voce da duro… che me la scioglie senza neanche vedere che (s)faccia(ta) da culo possa avere”.

Poi, vede la mia foto e pensa: “Pensavo fosse peggio, ci può stare”.

E, sul “ci può stare”, non “ci” sto io perché la mia voce merita il grande Cinema, non le troie.

Buonanotte.

 

Il parrucchino di John Travolta

Inequivocabile, attaccatura docet.

Mi consultai con un tricologo: – Mi rivolgo a lei perché noto che la peluria si sta diradando.

Tutto ciò, è normale?

Lui: – Sì, si chiama alopecia androgenetica. Significa che i suoi ormoni sono a posto.

Io: – Siamo sicuri?

Il medico: – Sì, io sono calvo, scopo tre volte al giorno e mia moglie non si lamenta.

Io: – Ma c’è la cura?

Lui: – Per le scopate?

Io: – No, per farli crescere.

Lui: – Lei scopa regolarmente?

Io: – Mica tanto.

Lui: – Allora doveva andare da un sessuologo. Io non faccio crescere proprio un cazzo.

Io: – Il suo lavoro allora in che consiste?

Lui: – Non lo so. So che non ho capelli e la gente mi paga per sentire la stronzata che le ho appena detto.

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